Scelte Metti il patrimonio in una super-polizza

Le soluzioni personalizzate per gli investimenti finanziari E arrivano i servizi di «risk management» per la famiglia DI LIONELLO CADORIN

S e le quota destinata alle polizze finanziario-assicurative del ramo vita ha cominciato a crescere negli ultimi anni, sino a sfiorare il 10% dell’asset allocation complessiva (dal 6,9% del 2009 al 9,5% del 2012), i clienti italiani del private banking hanno avuto invece sinora molta meno familiarità con le assicurazioni danni, mostrando poca voglia di destinare troppo alla protezione pura e semplice del patrimonio e dei rischi legati alla salute, alla professione, all’avanzare dell’età.

 

 

Sensibilità

Una ricerca sulla domanda di prodotti assicurativi, condotta nel 2012 da Aipb-Prometeia, ha rilevato non solo una percezione del rischio in molti casi limitata, ma anche un sensibile divario tra rischi percepiti e rischi conseguentemente coperti. E’ un fatto di scarsa cultura assicurativa, tradizionale in Italia anche ai livelli di reddito e di ricchezza più alti, che denuncia però anche l’assenza di un’offerta adeguata per questa particolare fascia di individui e di famiglie. Non è un caso che le grandi compagnie non abbiano ancora, come negli altri Paesi avanzati, una divisione o un’unità di business «private» dedicata.

Ma sulla scarsa attitudine alla protezione del cliente private italiano incide anche un altro fattore, in questo caso psicologico: la convinzione che il patrimonio posseduto sia già di per sé un’assicurazione contro eventualità negative future. Come dire: «possiedo abbastanza per far fronte alle emergenze, se dovesse succedere qualcosa ho comunque i mezzi».

Gli addetti ai lavori chiamano questo comportamento «autoassicurazione», anzi «trappola dell’autoassicurazione». Trappola perché il timore di possibili eventi negativi induce a una gestione del patrimonio non ottimale. Si pensi soltanto alla quota di liquidità: dovendo fungere anche da riserva per le emergenze, viene mantenuta a un livello molto più alto di quanto sarebbe ragionevole, facendo perdere occasioni di impieghi più convenienti o redditizi.

Ma lo scenario sta cambiando. Il panorama dell’offerta assicurativa da parte delle compagnie si arricchisce, il private banking comincia a destinare ai servizi assicurativi più attenzione e più risorse, a formare personale specializzato. Intorno al segmento più ricco del mercato comincia a svilupparsi anche in Italia quello che si potrebbe definire «risk management della famiglia», una gestione del rischio altrettanto professionale quanto quella richiesta dalle imprese: valutazione continua di tutte le esigenze assicurative e conseguente identificazione delle soluzioni più adeguate.

Anche sul fronte degli investimenti finanziari il private banking ha dedicato per lungo tempo poca attenzione agli strumenti assicurativi, visti come complicati e costosi.

La svolta

La grande svolta che ha portato alla crescita del mercato è arrivata con lo Scudo fiscale ha fatto riscoprire le polizze come strumenti in grado di rispondere a molte delle esigenze degli investitori più abbienti. In particolare si sono affermate le unit linked, in grado di abbinare i vantaggi giuridici e fiscali della «scatola» assicurativa con una grande flessibilità e possibilità di personalizzazione secondo gli obiettivi di investimento dei singoli. Molta ricchezza finanziaria ha cominciato a spostarsi dalle gestioni patrimoniali tradizionali a formule a contenuto assicurativo: sia con polizze create ad hoc per un solo cliente e «riempite» con i grandissimi patrimoni finanziari e immobiliari, sia con le unit che consentono di investire scegliendo tra i migliori fondi mondiali.

«Ci siamo accorti negli ultimi due o tre anni che la unit era uno strumento sempre più adatto sia al cliente private sia ai banker per la possibilità di disegnare prodotti su misura», conferma Enzo Furfaro, responsabile del mercato italiano di Skandia, compagnia di assicurazione indipendente del gruppo Old Mutual. Specializzata in questo tipo di strumento, che distribuisce attraverso reti e banche terze, Skandia ha in gestione circa 450 milioni di euro in polizze da due fino a 30 milioni l’una. «La unit linked è un prodotto semplice, flessibile, che permette di visualizzare tutti gli asset con una rendicontazione unica — sottolinea Furfaro — e che presenta grandi vantaggi successori e fiscali». Queste polizze sono infatti adatte per il passaggio del patrimonio nella successione, perché consentono di scegliere i beneficiari anche al di fuori dell’asse ereditario. Tranne casi specifici, sono insequestrabili e impignorabili. Soprattutto consentono di modificare al loro interno l’allocazione degli investimenti in neutralità fiscale: le tasse si pagano solo alla fine, con l’aliquota del 20% applicata alla differenza positiva tra investimento iniziale e capitale liquidato.

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