MILANO — Ha salutato i collaboratori ed è sceso in strada. Elegante come sempre. Via Monte Rosa 21, zona Fiera, strada costellata d’uffici e di abitazione della borghesia benestante
. Una via che sembra un viale per la presenza di alberi e proprio per questa ragione è semibuia. Diego Preda, 69 anni portati magnificamente, assicuratore con la passione del golf e dei viaggi, sposato con un figlio di 32 anni, non si è accorto di una persona che lo stava attendendo nascosta dall’oscurità. Ha svoltato a destra, ha imboccato via Alberto Mario e non ha fatto più di 200 metri. All’angolo con via Mosè Bianchi era già cadavere. Un colpo secco sparato in testa pochi passi oltre al portone numero 20. Nessuna possibilità di scampo.
A Milano torna la paura: è il quarto agguato in due mesi. Due morti, un ferito che ha rischiato di morire, una sparatoria senza vittime solo per miracolo.
Il killer è riuscito a dileguarsi. Quattro persone — due uomini e due donne — hanno visto qualcosa e sono state portate in questura. Hanno raccontato i lampi impressi nella mente: un uomo, probabilmente un giovane, che scappava in via Mosè Bianchi, a passo levato, in direzione di piazza Zavattari. Tutti concordano su un punto: di aver sentito un solo colpo. Anche gli inquilini degli stabili attigui al luogo dove è avvenuto l’omicidio raccontano di aver sentito un solo botto. E dai testimoni è partito l’allarme al 113 e al centralino delle ambulanze. In pochi minuti la zona è stata transennata dagli agenti delle volanti. È arrivata anche un’auto medica della Croce Verde Baggio. I lettighieri hanno abbozzato un tentativo di rianimazione ma per Diego Preda non c’era niente da fare. Il colpo gli aveva devastato la faccia. Il cadavere è stato pietosamente coperto con un telo.
Le indagini si sono messe subito in moto. Sono arrivati gli agenti della sezione omicidi della squadra mobile e anche gli specialisti della scientifica per i rilievi. I poliziotti hanno battuto la zona in cerca di testimoni e di telecamere. Chi era Diego Preda per meritare una morte tanto violenta? Era in pratica un incensurato anche se nel «cervellone» della questura è annotato un reato contro la persona che risale al 1982. Non si capisce esattamente a cosa si riferisce ma è «colposo». Nulla che lo leghi all’esecuzione.
Diego Preda era un assicuratore e nel suo ufficio aveva dieci collaboratori. I suoi interessi economici sono tutti nell’ambito assicurativo. Apparentemente senza nemici.
L’ultimo agguato viene dopo altri casi simili. Il 10 settembre due killer in moto avevano freddato nella centrale via Muratori l’imprenditore Massimiliano Spelta e la giovane moglie dominicana Carolina Ortiz Payano. Questioni di droga. Erano anni che non accadeva. Il giorno dopo altra sparatoria in via Padova senza conseguenze. Il 15 ottobre un nuovo fatto di sangue: Massimo Esposito era stato centrato da 9 proiettili rischiando di morire. E sempre per questioni di droga.
Alberto Berticelli
Michele Focarete