Professionisti, il flop delle polizze avvocati e medici nella lista nera

Walter Galbiati

Milano I l Limbo è scaduto. E ora gli Ordini dovrebbero passare dalle parole ai fatti. I professionisti, dai commercialisti ai consulenti del lavoro, dagli ingegneri agli architetti, ma anche i periti

tecnici e i biologi, avevano l’obbligo di stipulare una copertura assicurativa per la loro attività entro il 15 agosto. Ma non sembra esserci stata la corsa a mettersi in regola. Forse perché chi non

lo ha fatto, non rischia neppure una sanzione. L’unico richiamo può arrivare dagli Ordini che avevano garantito che per tutto settembre non si sarebbero accaniti contro i propri iscritti. Ora siamo ad ottobre, non ci sono ancora numeri certi sulle percentuali di adesioni alle forme assicurative, ma non risulta ancora che sia stato fatto quel balzo in avanti verso la copertura totale dei professionisti. Il rischio per chi non è in regola è di incorrere in un richiamo che si può aggravare fino alla radiazione. Poco, se si pensa che la Legge per la Riforma delle professioni aveva l’obiettivo di salvaguardare i consumatori. «A tutela del cliente — recita infatti la norma — il professionista è tenuto a stipulare idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale. Il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale ». E la legge per ottenere una rapida copertura lasciava la possibilità di negoziare le polizze assicurative, in convenzione con i propri iscritti, direttamente ai Consigli nazionali e agli enti previdenziali dei professionisti. L’esempio più riuscito è stato quello dei notai che fin dal 2006 provvedono a dotarsi di una copertura contro gli errori e i danni che la loro attività può causare, seguiti dai commercialisti. Le altre professioni risultano più in affanno. I due casi più eclatanti sono i medici e gli avvocati, ma non per svogliatezza dei singoli, ma perché la legge ha lasciato alcuni spiragli. Nel primo, la mancanza è ancora più grave perché gli inconvenienti sono all’ordine del giorno e con conseguenze spesso devastanti. Nell’estate scorsa è arrivato in Cassazione il processo alla clinica Santa Rita di Milano, dove sono state confermate per i chirurghi e il personale coinvolto le sentenze per lesioni gravi. Gli imputati, tra i quali l’ex primario di chirurgia toracica Pierpaolo Brega Massone, condannato in appello a oltre 15 anni e in carcere ad Opera dal 2008, finiranno di nuovo davanti alla Corte d’Appello di Milano: dovrà rideterminare le pene al ribasso per via della prescrizione di alcuni ribassi, mentre gli effetti civili della sentenza, che ha assegnato alle parti civili, una quarantina, risarcimenti tra i 20 e gli 80mila euro, sono stati tutti confermati. Ai medici, tuttavia, ma anche a veterinari, farmacisti, psicologi e a tutti gli altri professionisti della sanità il Decreto Legge del “Fare” (69 del 2013) ha concesso una proroga di un anno per dotarsi di una assicurazione. L’obbligo si applicherà dal 15 agosto 2014. Con buona pace dei pazienti. Quanto agli avvocati, la regolarizzazione è in attesa che il ministero di Grazia e Giustizia stabilisca le condizioni essenziali e i massimali minimi, dopo di che scatterà l’obbligo. Restano invece escluse tutte le categorie «non organizzate», per le quali la copertura è solo «eventuale». Il risvolto della medaglia per i professionisti, soprattutto per i più giovani, è l’aggravio dei costi nella gestione della propria attività in un momento di congiuntura economica tutt’altro che felice. In compenso le compagnie assicurative si stanno impegnando a fornire polizze con tariffe a sconto per i professionisti che rientrano nella classe degli under 35, mentre per i “senior” si applicano scaglioni in base al fatturato generato. Un punto da non sottovalutare per chi lavora da anni è la retroattività dell’assicurazione. Tutte le polizze per i professionisti coprono il momento in cui si ha notizia del danno (modello «claims made »), ma sarebbe opportuno verificare l’ampiezza della copertura retroattiva offerta, rapportarla all’attività svolta e stabilire i massimali compresi tra 1,5 e 3 milioni. In pochi casi si superano i 5 milioni e solo per le professioni tecniche. Gli Ordini avevano garantito che per tutto settembre non si sarebbero accaniti contro i propri iscritti

 

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