Non una vera e propria riforma della previdenza, alla pari della legge Fornero, ma ci si avvicina molto: il cosiddetto “pacchetto pensioni”, che entrerà in vigore con la legge di Stabilità 2017, difatti, contiene molte possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro, dalla pensione anticipata quota 41 all’Ape e nuove agevolazioni per i pensionati, come l’ampliamento della quattordicesima e della no tax area. Restano, in pratica, in piedi i “paletti” imposti dalla riforma Fornero, ma sono affiancati da diverse possibilità di uscita anticipata e da nuovi aiuti e benefici. Vediamoli tutti.
APE
La prima novità in tema di pensioni è senza dubbio l’anticipo pensionistico, rappresentato dalla sigla Ape.
L’Ape consentirà a tutti i lavoratori, pubblici e del settore privato, dipendenti e autonomi, dipensionarsi a 63 anni di età, quindi con un massimo di 3 anni e 7 mesi di anticipo rispetto al requisito previsto per l’ordinaria pensione di vecchiaia.
Ricordiamo, a tal proposito, che i requisiti per raggiungere la pensione di vecchiaia sono:
- nel 2016 e nel 2017: 65 anni e 7 mesi per le dipendenti del settore privato, 66 anni e 1 mese per le lavoratrici autonome, 66 anni e 7 mesi per gli uomini e le lavoratrici pubbliche;
- dal 2018: 66 anni e 7 mesi per tutti;
E’ richiesto un requisito contributivo minimo pari a 20 anni.
Grazie all’anticipo, il requisito di contribuzione rimarrà pari a 20 anni, ma quello di età sarà anticipato, come appena esposto, sino a un minimo di 63 anni. L’anticipo, però, avrà un prezzo: non sarà finanziato, difatti, dallo Stato (tranne che per alcune categorie di soggetti, cosiddetti beneficiari dell’Ape social), ma da un prestito bancario. La banca, in pratica, erogherà prima della maturazione dei requisiti un trattamento, pari, al massimo, al 95% della futura pensione.
Il prestito dovrà essere restituito in 20 anni, dunque saranno applicate delle rate sulla pensione che determineranno delle penalizzazioni. In base a quanto annunciato, il finanziamento avrà un tasso annuo nominale di circa il 3%, ma nei costi dovrà essere compresa anche l’assicurazione contro il rischio di premorienza del pensionato.
La restituzione delle rate del prestito determinerà delle penalizzazioni sulla pensione, che varieranno in funzione:
- della categoria a cui appartiene il lavoratore (avente diritto all’Ape gratuita, ai contributi aziendali o alla Rita);
- dell’importo dell’Ape richiesto (massimo, pari al 95%, oppure ridotto, ad esempio il 40%);
- degli anni di anticipo.
La penalizzazione media, per chi non usufruisce di contributi volti ad abbassare l’impatto delle rate sulla pensione, sarà pari a circa il 5-6% annuo, con un massimo del 20-25% in caso di anticipo a 63 anni di età.
Se l’importo del trattamento anticipato è ridotto, ad esempio pari al 55% della futura pensione, la penalizzazione scende a circa il 3% annuo.
La restituzione del prestito avviene, comunque, in 20 anni, per cui, dopo questo lasso di tempo, la pensione torna integra.
Il contributo aziendale
Riduce significativamente l’impatto delle rate anche la presenza di un contributo aziendale a copertura del prestito, destinato ai lavoratori in esubero. Questo contributo, che, in base a quanto annunciato, sarà finanziato dall’aliquota attualmente destinata alla mobilità dello 0,30% (più una probabile aliquota aggiuntiva dello 0,10%), potrebbe arrivare a coprire il 40% del prestito, facendo variare le penalizzazioni da un minimo di circa il 3%–4%, per l’anticipo di 1 anno, a un massimo del 10%–14%, nell’ipotesi di anticipo pari a 3 anni e 7 mesi.
La RITA
Un risultato molto simile si ottiene anche con la Rita, la rendita integrativa anticipata: in questo caso, il fondo di previdenza complementare al quale aderisce il lavoratore copre una parte del finanziamento, diminuendo le penalizzazioni. La Rita sarà accessibile soltanto a chi aderisce alla previdenza integrativa.
L’APE Social
Per certe categorie di lavoratori, infine, l’Ape non comporterà alcuna penalizzazione sulla pensione. I beneficiari dell’Ape social, ossia dell’Ape gratuita, senza tagli dell’assegno, il cui prestito sarà coperto da un bonus fiscale dello Stato, saranno:
- i disoccupati di lungo corso che non percepiscono ammortizzatori sociali;
- i lavoratori in possesso di invalidità (non è stata ancora definita la percentuale utile);
- i lavoratori che assistono un familiare disabile grave, dunque i beneficiari della Legge 104;
- gli addetti a mansioni ad alto rischio infortunio;
- gli addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti.
Pensione anticipata per lavoratori usuranti
Per gli addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti ed al lavoro notturno, i requisiti per raggiungere la pensione saranno alleggeriti e semplificati.
Attualmente la pensione, per queste categorie di soggetti, si raggiunge con una determinata quota, intesa come somma di età e contribuzione: la quota minima è pari a 97,7, con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e di 35 anni di contributi ed è valida per gli addetti ai lavori usuranti e a turno notturni per almeno 78 giornate l’anno. È previsto un periodo di attesa, dalla maturazione dei requisiti alla liquidazione della pensione, pari a 12 mesi, o 18 mesi per chi possiede anche contributi da lavoro autonomo; inoltre si deve soddisfare un requisito aggiuntivo: l’interessato deve essere stato adibito alle mansioni particolarmente faticose e pesanti per almeno 7 anni degli ultimi 10 della vita lavorativa, compreso l’ultimo anno di vita lavorativa.
Il pacchetto pensioni prevede:
- l’eliminazione della finestra di 12 o 18 mesi;
- l’eliminazione del requisito che prevede i lavori usuranti nell’ultimo anno di vita lavorativa;
- la semplificazione della documentazione da esibire all’Inps per ottenere il beneficio della pensione anticipata.
Lavoratori precoci
Col “pacchetto pensioni” vedono finalmente accolte le loro richieste, anche se solo in parte, i cosiddetti lavoratori precoci, cioè per chi ha iniziato a lavorare in giovane età. La nuova normativa, in particolare, prevedrà la possibilità di raggiungere la pensione anticipata (cioè quella basata sui soli requisiti di contribuzione) con 41 anni di contributi, per chi possiede almeno 12 mesi di contribuzione accreditati prima del compimento del 19° anno di età.
Ricordiamo che i requisiti ordinari per accedere alla pensione anticipata sono pari a :
- 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne;
- 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Lo sconto contributivo previsto, dunque, è di 10 mesi per le donne ed 1 anno e 10 mesi per gli uomini. Inoltre, non sarà prevista alcuna penalizzazione per chi si pensiona prima dei 62 anni di età. Le penalizzazioni, per i non precoci, saranno ripristinate a partire dal 1° gennaio 2018 e pari:
- all’1% annuo, per ogni anno di anticipo rispetto al compimento del 62° anno di età, se il pensionato ha almeno 60 anni;
- al 2% annuo, per ogni anno mancante al compimento del 60° anno di età.
Cumulo gratuito
l cumulo gratuito, detto anche cumulo retributivo o totalizzazione retributiva, è la possibilità di riunire i contributi previdenziali gratuitamente, senza applicare il penalizzante ricalcolo contributivo della pensione: ogni gestione, però, liquida solo il trattamento di sua competenza. Si tratta dunque di un calcolo pro quota, in quanto i contributi non vengono riuniti in un unico fondo, come avviene per la ricongiunzione.
Il cumulo aiuta senza dubbio il lavoratore a raggiungere prima la pensione, grazie alla possibilità di sommare i contributi presenti in casse diverse; non penalizza come la totalizzazione, in quanto non deve essere effettuato il ricalcolo col sistema contributivo, sistema particolarmente penalizzante.
Il metodo di calcolo utilizzato dipende, quindi, dall’anzianità del lavoratore: ricordiamo che vengono conteggiati col sistema contributivo gli anni di assicurazione posteriori al 1996, per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31.12.1995; per chi ha, invece, oltre 18 anni di contribuzione accreditata alla stessa data, sono computati col contributivo i periodi dal primo gennaio 2012 in poi.
Il cumulo retributivo gratuito non è una completa novità, in quanto esiste già dal 2013, anche se con delle previsioni più limitative: l’attuale cumulo retributivo può essere utilizzato solo per raggiungere la pensione di vecchiaia e solo se non si matura un autonomo trattamento di vecchiaia presso una delle gestioni nelle quali sono stati accreditati i contributi; inoltre, la totalizzazione retributiva non è consentita per la contribuzione versata nelle casse professionali e nella Gestione separata Inps.
Il nuovo cumulo consentirà, invece, di raggiungere anche la pensione anticipata; inoltre, potrà essere utilizzato anche se si raggiunge il diritto al trattamento di vecchiaia in una delle gestioni in cui risultano accreditati i contributi.
No TAX area
Sarà ampliata anche la no tax area per i pensionati, sino a un reddito annuo di 8.125 euro.La no tax area è la soglia di reddito al di sotto della quale non è dovuta l’Irpef, per effetto dell’applicazione delle detrazioni.
Attualmente, la no tax area per i pensionati è pari a 7.750 euro, per chi non ha compiuto 75 anni di età e pari a 8.000 euro, per chi ha almeno 75 anni di età.
Nel dettaglio, per l’anno 2016, le detrazioni, per gli under 75, sono pari a:
- per reddito complessivo non superiore a 750 euro: 1.783 euro;
- per reddito complessivo compreso tra 750 e 15.000 euro si deve applicare la seguente formula:
255 + [528 × (15.000 – reddito complessivo) / 7.250];
per reddito complessivo compreso tra 000 e 55.000 euro si deve applicare la seguente formula:
255 × [(55.000 – reddito complessivo) / 40.000].
Nessuna detrazione è prevista sopra i 55.000 euro di reddito.
Per chi ha compiuto almeno 75 anni, invece, le attuali detrazioni ammontano a:
- per reddito complessivo non superiore a 000 euro: 1.880 euro;
- per reddito complessivo compreso tra 000 e 15.000 euro si deve applicare la seguente formula:
297 + [583 × (15.000 – reddito complessivo) / 7.000];
per reddito complessivo compreso tra 000 e 55.000 euro si deve applicare la seguente formula: 1.297 × [(55.000 – reddito complessivo) / 40.000].
Nessuna detrazione è prevista sopra i 55.000 euro di reddito.