Le famiglie italiane pagano di più le prestazioni socio-sanitarie, il doppio rispetto Francia e Inghilterra. Sintomo di un sistema previdenziale prossimo al collasso. L’indagine dell’Unione Nazionale Consumatori
Strette tra tasse e necessità di accantonare il necessario per sostenere gli oneri delle prestazioni sociali, le famiglie guardano sempre più allo Stato come un padre che non sa prendersi cura dei propri figli: sotto accusa un sistema che si caratterizza per la grande diffusione di prestazioni socio-sanitarie da pagare “di tasca propria” al di fuori di qualsiasi schema mutalistico. Un’indagine portata avanti dall’Unione Nazionale Consumatori mette in evidenza come tali spese pagate direttamente dalle famiglie, finiscano per colpire il 18% della spesa sanitaria totale, contro il 7% della Francia e il 9% dell’Inghilterra, con un aumento della vulnerabilità delle famiglie sempre più in difficoltà a far fronte alle esigenze economiche della vita quotidiana.
Tra ottobre 2015 e gennaio 2016, l’Unione Nazionale Consumatori (www.consumatori.it) ha diffuso un sondaggio online dal titolo “Sanità e previdenza: più o meno tasse per il futuro?”, iniziativa sviluppata all’interno del programma di ricerca “Gli scenari del welfare”, promosso dal Forum ANIA-Consumatori (l’indagine si colloca nell’ambito del progetto “Prospettive per un fisco pro-welfare”, all’interno di un programma poliennale di analisi e studi in tema di welfare intitolato “Gli Scenari del Welfare”, che imprese assicuratrici e associazioni dei consumatori che fanno parte del Forum ANIA-Consumatori portano avanti fin dal 2008
L’indagine (che ha raccolto oltre 500 risposte) costituisce un utile strumento di analisi delle opinioni e delle attese dei consumatori riguardo ai temi del welfare e fornisce elementi di particolare interesse dal punto di vista socio-economico. Del resto, i cambiamenti nel settore previdenziale e sanitario cui abbiamo assistito negli ultimi tempi richiederanno, soprattutto alle giovani generazioni, nuovi sacrifici: per questo diventa interessante capire quali sono le speranze e le preoccupazioni dei consumatori.
L’esigenza di rendere compatibile la spesa sociale con un adeguato livello di competitività economica ha avuto un forte impatto sul welfare che oggi è posto ad un bivio: imboccare la strada della propria revisione per adeguarsi al nuovo scenario e conservare la propria funzione di motore principale della promozione sociale ed economica, oppure avviarsi verso il declino accettando un ruolo marginale incapace di soddisfare efficacemente i bisogni della popolazione.
Da queste premesse emerge l’attualità dell’indagine condotta dall’Unione Nazionale Consumatori e delle sue risultanze: tra queste si osserva che quasi un italiano su tre, rispondendo alla domanda “come è possibile mantenere un adeguato livello di assistenza sanitaria pubblica”, suggerisce di ricorrere a forme assicurative integrative. Il dato dimostra che buona parte dei cittadini è concretamente interessata e culturalmente propensa a forme di assistenza integrativa.
Il 61% degli intervistati si è dichiarato “molto o abbastanza favorevole a pagare direttamente i servizi di cui ha bisogno se lo Stato riducesse le tasse”, così confermando che gli italiani sono tendenzialmente propensi all’introduzione di vantaggi fiscali per alcuni strumenti assicurativi (polizze sanitarie, iscrizioni a mutue sanitarie, polizze long term care, pensioni integrative, ecc) e sulla possibilità di dedurre fiscalmente alcune spese per il welfare (badante, baby sitter, ecc.).
L’85% dei consumatori desidera, comunque, che lo Stato conservi il monopolio dei servizi fondamentali, così sintetizzando la “voglia di welfare” e “la capacità di resistenza” (resilience) della società che si contrappone ad ipotesi di “taglio” (retrenchment) dei servizi.
Gli italiani sembrano in ogni caso consapevoli dell’incertezza tipica della situazione attuale: alla domanda sul futuro della copertura del servizio sanitario pubblico, infatti, il 46 % degli intervistati risponde che “si aspetta di dover pagare di più per ottenere i servizi attuali”, mentre il 26% “si rassegna ad accettare un ridimensionamento dei servizi della salute e della pensione”.
IL DOCUMENTO/ I RISULTATI DELL’INDAGINE
“l consumatori -spiega il Segretario generale di UNC, Massimiliano Dona- hanno ben chiaro il trasferimento di certi rischi dal settore pubblico alle famiglie, che rimangono il principale ammortizzatore sociale del nostro Paese, ma le stesse famiglie sempre più spesso non dispongono di risorse adeguate per far fronte alle emergenze”.
Significativo quanto emerge dalla domanda “com’è possibile mantenere un adeguato livello di assistenza sanitaria pubblica?”. ll 63% degli intervistati propone di aumentare le tariffe per le prestazioni limitatamente alle fasce di reddito più elevate. “Si tratta di una risposta che non sorprende -conclude Dona- e che, sia pure indirettamente, pone al centro dell’attenzione ancora una volta i criteri di definizione dei LEA, cioè dei livelli essenziali di assistenza che sono le prestazioni e i servizi forniti dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Il welfare non sarà più lo stesso e dobbiamo spiegarlo alle giovani generazioni: ecco quindi l’importanza di iniziative come queste in collaborazione con un ente, come la Fondazione Forum ANIA-Consumatori, che ha tra i propri compiti proprio quello di diffondere una più ampia cultura sui prodotti assicurativi e previdenziali”.
“Il sistema attuale di welfare -afferma Pier Ugo Andreini, Presidente Forum ANIA-Consumatori- è inadeguato a rispondere alle reali esigenze dei cittadini soprattutto a causa del trend demografico che sta rendendo il nostro Paese uno dei più vecchi del mondo. Secondo i più recenti dati Istat, abbiamo toccato il minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia e gli ultra sessantacinquenni sono diventati 13,4 milioni, pari al 22% del totale della popolazione italiana, con evidenti conseguenze sul piano pensionistico e dell’assistenza ai non autosufficienti. I cittadini, inoltre, si sono resi conto che le protezioni sociali sono diminuite e che le cose potranno cambiar ancora, tanto è vero che ormai solo il 5% degli intervistati da UNC ritiene che la copertura dei bisogni garantita dallo Stato resterà invariata anche in futuro. Siamo convinti -conclude Andreini- che assicuratori e consumatori devono lavorare insieme soprattutto per impegnare la politica e i media a fornire una informativa chiara, semplice, tempestiva e trasparente, tale da rendere i cittadini sempre più consapevoli del loro futuro”.
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