Il basso livello di assicurazione in Italia apre nuovi spazi al settore pubblico

La sotto-assicurazione costituisce un fattore di vulnerabilità del sistema economico italiano. Una maggiore diffusione degli strumenti assicurativi può svolgere una funzione

rilevante, non solo per attenuare l’esposizione a rischi individuali e collettivi, ma anche – e soprattutto – per favorire la crescita del nostro sistema Paese.

 

 

Appare necessaria una valorizzazione delle più importanti e ancora irrisolte esigenze che emergono in molteplici campi, trasformandole da costo per lo Stato a occasione di sviluppo del mercato. Con ciò realizzando anche l’auspicato contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica nonché il rilancio dell’economia e dell’occupazione attraverso la creazione strutturale di posti di lavoro qualificati.

Il mercato assicurativo potrebbe essere incentivato – se del caso anche prevedendo idonee misure fiscali a vantaggio dei consumatori/utenti – a investire le proprie risorse e capacità nello sviluppo di tematiche di forte impatto sociale, quali la gestione dei rischi derivanti da calamità naturali (i cosiddetti catastrofali), di quelli legati alla Medical Malpractice, ovvero favorendo interventi a sostegno del Welfare, promuovendo, ad esempio, una garanzia collegata ai problemi di non autosufficienza (long term care).

In Italia il settore assicurativo non sembra presentare ancora un grado di sviluppo adeguato rispetto alle sue potenzialità e dal confronto internazionale emergono dati eloquenti in tal senso, in particolare con riferimento all’incidenza dei premi raccolti nel settore delle assicurazioni danni, in cui il divario del rapporto tra premi e pil rispetto agli altri Paesi europei è significativo. Infatti, se nel settore delle assicurazioni vita il differenziale risulta in linea con quello degli altri Paesi Ue, visto che l’Italia ha un rapporto tra premi e pil del 4,5% – superiore per esempio alla Spagna (2,5%) e alla Germania (3,3%) – nel settore delle assicurazioni danni il divario è marcato, considerato che in Italia si registra un valore pari al 2,3% contro il 3,3% della Francia e il 3,6% del Regno Unito e della Germania. Se poi dal totale dei premi danni complessivi si escludono quelli del settore Rc Auto, il ritardo dell’Italia è ancora più evidente: i premi danni, al netto del settore auto, per il 2012 sono stati l’1% del pil (meno del 50% rispetto alla media europea). Tale valore sembra essere confermato anche per il 2013.

Gli interventi per valorizzare gli ambiti sotto-assicurati non possono che essere perseguiti – in linea con le esperienze dei Paesi esteri – attraverso una partnership pubblico/privato, che necessita di una precisa definizione di compiti ben distinti, autonomi e complementari senza prescindere però da un comune denominatore: l’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli stakeholder.

D’altro canto, con il perdurare della crisi economica, si è posta in evidenza l’esigenza di un ampliamento dei modelli assicurativi pubblici, utili a garantire quelle istanze sociali minime riconosciute in primo luogo dalla nostra Costituzione.

Per Consap – Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici – che gestisce già numerosi interventi in campo assicurativo a favore della collettività caratterizzati da una cooperazione tra pubblico e privato, senza oneri per la finanza pubblica, si potrebbero delineare nuovi potenziali compiti a copertura dei rischi di difficile tutela attraverso i normali meccanismi contrattuali.

I compiti già affidati a Consap sono quasi tutti riconducibili alla promozione e al sostegno della coesione sociale, al principio di solidarietà come sancito dalla Costituzione, che si esprime nella tutela delle categorie più fragili (quali le Vittime della strada, della caccia, della mafia dell’usura e del racket, dei crack immobiliari ecc.) e al principio di sussidiarietà orizzontale, quale formula organizzativa dei rapporti tra Stato ed economia.

È evidente che le potenziali attività attribuibili a Consap – a copertura di rischi attualmente sotto-assicurati – sarebbero pienamente in linea con le funzioni già in atto svolte dalla Società, sia sotto il profilo della complementarietà rispetto al mercato, sia sotto quello dell’interesse pubblico a controllare direttamente la gestione e la qualità delle attività stesse.

Consap, in ogni caso, sta fornendo il proprio contributo in termini di competenze, professionalità e idee nell’ambito dei vari tavoli istituzionali aperti su tali argomenti. (riproduzione riservata)

*direttore generale Consap Paolo Panarelli

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