Falsi certificati per truffare le assicurazioni, indagati medico e radiologo a Napoli

Il camice bianco avrebbe emesso documentazione falsa in cambio di una percentuale sulle somme liquidate

Falsi certificati medici per ottenere risarcimenti non dovuti dalle compagnie assicurative. A un anno di distanza dalla scoperta della truffa, è stato avviato l’iter giudiziario nei confronti di undici persone per le quali

i pubblici ministeri della Procura di Napoli hanno chiesto il rinvio a giudizio.

Tra loro un medico e un radiologo dell’Ospedale partenopeo Loreto Mare, che, va sottolineato, come struttura è estranea ai fatti oggetto dell’inchiesta. Spetterà ora al gip stabilire se gli elementi di prova raccolti dagli inquirenti saranno sufficienti per l’apertura del processo.

Lo scandalo scoppiò nel 2015 quando i poliziotti del commissariato di Vicaria Mercato portarono alla luce il meccanismo truffaldino che prevedeva l’emissione di referti medici con diagnosi di traumi multipli e escoriazioni in varie parti del corpo. Sono sette i casi accertati, risalenti al 2012, di persone che avrebbero ottenuto false certificazioni da cui emergevano danni compatibili con i risarcimenti da poter avanzare alle assicurazioni. In cambio il medico e gli intermediari delle operazioni ricevevano percentuali di denaro sulle somme liquidate.

Il camice bianco, in particolare, avrebbe avuto un ruolo chiave. Dal capo di imputazione avrebbe infatti agito “in concorso e previo accordo”, assieme a un tecnico di radiologia e altre due persone, che avrebbero organizzato gli incontri tra il medico e i beneficiari dei falsi certificati. Gli incontri sarebbero serviti a definire i dettagli, probabilmente a stabilire il compenso, sicuramente – secondo gli inquirenti – a fare in modo che potesse realizzarsi il programma illecito.

A conclusione degli incontri, il sanitario avrebbe stilato i certificato senza per nulla visitare i pazienti e attestando di aver diagnosticato i vari traumi falsamente riscontrati di volta in volta: traumi facciali, traumi discorsivi-contusivi, traumi a spalla, ginocchio, gomito, polso o caviglia, contusioni o escoriazioni multiple. In ognuno dei sette presunti falsi si richiedeva una prognosi di settimane in modo da rendere possibile il diritto al risarcimento del danno.

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