L’ACI vuole stringere le norme per le iscrizioni al registro della auto storiche Prendi un rottame e fanne un’auto storica, così da pagare pochissimo di RCA
e bollo: una pratica che parrebbe sempre più diffusa, specie al Sud. La conferma arriva dall’ACI: “È necessario stringere le norme per le iscrizioni al registro della auto
storiche, perché solo 800.000 dei 4 milioni di veicoli ultraventennali oggi circolanti in Italia hanno un reale valore storico. Gli altri 3,2 milioni sono semplicemente auto vecchie, poco sicure, che girano tutti i giorni, inquinano e vanno rottamate”. Lo ha dichiarato il presidente Angelo Sticchi Damiani alla commissione Finanze della Camera intervenendo sui tributi dell’auto. Già a novembre 2013, l’ACI era andata all’attacco, sostenendo che non tutti i veicoli vecchi sono storici: solo quelli che testimoniano lo sviluppo automobilistico nel corso degli anni, in termini di tecnologia, design, eleganza e prestazioni sportive, possono fregiarsi del titolo di “auto d’epoca”, meritando così a pieno titolo le tutele riconosciute dalla legge.
IL LORO ELENCO – In quest’ottica, l’ACI aveva presentato la lista dei modelli storici, già consegnata all’Ania (l’Associazione delle Assicurazioni) per fornire alle Compagnie di assicurazione, ai fini della circolazione, uno strumento utile a muoversi con uniformità, chiarezza ed efficacia nel settore dell’automobilismo d’epoca: ai fini della conservazione, invece, sarà poi opportuno individuare i modelli ultraventennali che possano godere dell’esenzione dalla tassa di possesso, anche in attesa di acquisire valore storico. “Il mondo dei veicoli d’epoca rischiava di perdere identità – aveva dichiarato il presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani – e conseguentemente ogni vantaggio e tutela. Con il nostro intervento sotto il marchio di ACI Storico accendiamo una nuova luce a beneficio dei collezionisti, delle assicurazioni e di tutti gli interlocutori pubblici e privati del settore”. L’elenco stilato dalla commissione Registro Storico dell’ACI prevede al momento 340 modelli con almeno 20 anni di anzianità, ai quali vanno poi aggiunti tutti i veicoli con più di 40 anni di età. A queste vetture le assicurazioni continueranno a riconoscere ogni beneficio, indipendentemente dall’adesione a un club. Per l’ACI, è infatti assurdo che lo Stato abbia finora delegato a un organismo privato compiti di defiscalizzazione sui veicoli senza fissare alcuna tariffa per l’erogazione del servizio a tutela degli utenti, obbligando peraltro gli automobilisti a tesserarsi a un’associazione per vedere riconosciuti i propri diritti.
UNA PROPOSTA PARTICOLARE – Al di là dell’osservazione sullo “scandalo auto storiche” divenute tali non per passione di chi le possiede (la maggior parte dei proprietari invece è appassionata e ha una vera auto storica), l’ACI ha appena avanzato una proposta ai parlamentari: affidare al Pubblico registro automobilistico il controllo preventivo sulla copertura assicurativa dei veicoli. Obiettivo, fronteggiare efficacemente la piaga sociale ed economica dei veicoli circolanti senza RC Auto. A oggi, si stimano circa 4 milioni di auto senza assicurazione, con un danno per le Compagnie di quasi 2 milioni di euro l’anno. Con la soluzione proposta dall’ACI, si potrebbe intervenire ogni anno su circa 9 milioni di veicoli tra nuovi e usati, che non potrebbero essere registrati al PRA senza dimostrare prima una copertura assicurativa valida. La richiesta ACI cade proprio ora che il PRA potrebbe scomparire: si parla da settimane di accorpamento PRA-Motorizzazione, per eliminare un inutile e costoso doppione. E adesso, l’ACI (che gestisce il PRA) intende creare un controllo preventivo sulla RCA: solo una coincidenza? Oppure un modo per riaffermare l’importanza del PRA in Italia?
di E.B.