Derivati, Rc auto e le possibili pendenze con il fisco legate ai cavalli di Jonella Ligresti. Leggendo i documenti che Unipol ha depositato in vista della tornata assembleare di novembre che dovrà
sancire la maxi fusione a quattro con Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni e Premafin, sono queste alcune delle criticità chiave legate al progetto di integrazione. Rischi in parte già noti al
mercato e il cui impatto economico, allo stato, non può però essere calcolato alla virgola.
Prima voce da considerare e che Unipol stessa ormai abitualmente affronta è la questione derivati. Il tema era già esploso in occasione della trattativa tra Milano e Bologna sui termini dell’aggregazione. Da quel momento la questione è oggetto di costante monitoraggio da parte di Consob e ripetuti aggiornamenti sul fronte Unipol. L’ultimo, quello risalente allo scorso 30 giugno, offre una fotografia migliore rispetto al quadro di fine 2012. Al termine del primo semestre la minusvalenza rispetto a un portafoglio derivati di 5,19 miliardi era di 431 milioni contro i 449 milioni al 31 dicembre. Tuttavia, la compagnia assicurativa precisa che le verifiche Consob rispetto alla metodologia di pricing del portafoglio adottata dalla società sono ancora in corso e di conseguenza «non si può escludere» che la Commissione chieda un adeguamento delle metodologie e che questo non possa poi tradursi in un impatto «sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria consolidata della società risultante dalla fusione». Nel mentre Unipol si è comunque attrezzata per provare a ottimizzare il profilo di liquidità del proprio portafoglio attivi il che ha prodotto una diminuzione complessiva della consistenza degli strutturati per 510 milioni.
Altro tema fonte di rischio, è la recente conclusione degli accertamenti ispettivi condotti da Ivass sulla gestione della Rc Auto di Unipol Assicurazioni per gli anni 2011 e 2012. Una verifica il cui risultato è stato presentato alla società lo scorso 18 settembre e che avrebbe portato alla luce alcune criticità legate alle attività inerenti la gestione del ciclo sinistri del ramo Rc auto. Il che comporterebbe l’adozione di misure correttive «di carattere organizzativo e procedurale nonché interventi di adeguamento delle relative attività del sistema di controllo interno». Non sono invece stati mossi rilievi sulla congruità delle riserve e Unipol si è impegnata a rispondere nei tempi prescritti e a fornire gli opportuni chiarimenti all’autorità di vigilanza.
Infine, l’ex gestione Ligresti potrebbe pesare 30 milioni di euro per alcune potenziali pendenze con il fisco. Il fisco potrebbe infatti chiedere una tale cifra a fronte della non deducibilità dei compensi corrisposti a Jonella, Giulia e Paolo Ligresti oltre che ai manager Fausto Marchionni, Antonio Talarico e Massimo Pini. A ciò si aggiunge anche la non deducibilità della sponsorizzazione alla società Laità, ossia quella che gestiva la scuderia di Jonella Ligresti. Unipol aveva già messo in conto di dover sborsare per tutto ciò 25,7 milioni. Tuttavia, ora il conto sarebbe più salato perché le irregolarità, oltre che per il periodo 2004-2008, si sarebbero protratte anche per il 2009-2011. E questo potrebbe portare a una sanzione aggiuntiva di 3,5 milioni.
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