Terremoto, lo Stato chiede aiuto alle assicurazioni

13077-terremoto-emiliaIl governo prova a incentivare le polizze contro le calamità naturali: sgravi fiscali e divisione del rischio. Però nessuna stipulazione obbligatoria. Il piano di Renzi.

Anche dopo il terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016 le compagnie hanno spinto sul governo per rendere obbligatoria la polizza contro il rischio sismico.
L’esecutivo, confermando le parole di Matteo Renzi – «Non imporremo un’assicurazione» – invece guarda a una mediazione: nessuna imposizione a chi vive in zone a rischio, ma incentivi fiscali a questo tipo di contratti e la promessa che il pubblico si accolli parte del rischio che si prenderanno in capo i privati.
Ma il tema, mai come adesso, torna di nuovo attuale e centrale dopo le scosse registrate in Centro Italia il 26 ottobre 2016.
IL PEGGIORE ASSICURATORE. Dal Dopoguerra in poi lo Stato paga circa 6 miliardi di euro per risarcire i danni di terremoti, frane o alluvioni.
Non a caso Giuliano Amato ha detto in tempi non sospetti che «è il peggiore assicuratore: paga i premi, ma non incassa le rate».
Il tutto in un Paese che si è dato le prime norme per costruire in modo adeguato soltanto dopo il 1974 (terremoto del Friuli) e dove 6 milioni di edifici andrebbero messi in sicurezza.
E tanto basta per ipotizzare un mercato molto interessante per le compagnie.
SOLDI PER LA PREVENZIONE. E proprio questo quadro spiega perché il governo è pronto a sfidare l’Unione europea per finanziare in extradeficit il piano Casa Italia, con quattro miliardi e mezzo da investire all’anno per rafforzare abitazioni, suolo e infrastrutture.
Ma siccome Bruxelles non sembra molto favorevole a quest’ipotesi, un’altra strada sarebbe quella di ridurre (dividendoli con i privati) i costi della ricostruzione, per recuperare risorse per la prevenzione.
Da qui la proposta del governo fatta agli assicuratori. In primo luogo c’è l’impegno a far detrarre nel 730 ai cittadini il costo della polizza.
In secondo luogo si offre come riassicuratore per coprire fino al 40% del rischio assicurato dalle compagnie.

Solo l’1% delle case italiane è assicurato in caso di terremoto

Per il settore la proposta sarebbe soltanto un primo passo.
Anche perché serve altro per accelerare una tendenza che vede soltanto l’1% delle case italiane coperto contro il rischio sismico o le catastrofi naturali.
Non a caso nelle trattative con Palazzo Chigi si è fatto l’esempio francese, dove la polizza sismica è obbligatoria quando se ne sottoscrive una contro gli incendi.
DIVIDERE IL RISCHIO. Adolfo Bertani, a capo del consorzio Cineas che si occupa di risk management e per un trentennio alla guida delle attività italiane di Zurich, ricorda che «questa ipotesi è già emersa in passato. Personalmente credo che lo Stato debba intervenire come riassicuratore soltanto in ultima istanza, altrimenti i rischi più onerosi resteranno sempre in carica al pubblico».
INCENTIVO A INVESTIRE. Ma la proposta segue una sua logica. «Detto questo», aggiunge il manager, «capisco anche che così il governo vuole entrare nel mercato, remunerando le sue attività. Il che è positivo, perché in quest’ottica sarebbe incentivato a investire nella difesa del territorio, per limitare il rischio».

L’esempio di Ascoli: stipulata una polizza contro i rischi sismici

Intanto alcune amministrazioni, come quella di Ascoli Piceno guidata da Guido Castelli, hanno annunciato di aver stipulato una polizza contro i rischi sismici.
«Si tratta», ha fatto sapere il primo cittadino marchigiano, «di una buona prassi che cercheremo di divulgare, su base nazionale, anche attraverso l’Anci. È necessario più che mai alimentare quella cultura della prevenzione su cui deve fondarsi ogni serie politica di gestione del patrimonio immobiliare; sia pubblico che privato».
Decisione alla quale ha plaudito il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci.
CONTROLLI CONTRO LE TRUFFE. Ma sul fronte assicurativo potrebbero arrivare novità anche grazie al decreto per la gestione della ricostruzione ad Amatrice.
Al riguardo il Cineas ha dato la sua disponibilità al commissario Vasco Errani per controllare la bontà delle modalità di risarcimento per i danni subiti dopo il terremoto.
«Abbiamo svolto la stessa attività anche dopo il sisma de L’Aquila: abbiamo valutato quasi 20 mila pratiche e fatto risparmiare allo Stato 413 milioni di euro».

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