Il caso delle auto con targhe straniere: “Sono immuni dai controlli”

Possono circolare senza copertura assicurativa e le nostre forze dell’ordine non possono fare nulla. Un clamoroso vuoto normativo da colmare al più prestoL’articolo 193 del Codice della strada

stabilisce l’obbligo della copertura assicurativa con responsabilità civile verso terzi per tutti i veicoli a motore circolanti sul territorio italiano. Quando gli organi di polizia effettuano un controllo di

routine o intervengono sul luogo di un sinistro, verificano sempre che i veicoli siano coperti da assicurazione. E se un veicolo non è in regola, ovvero se la copertura assicurativa non esiste o è scaduta, scatta il sequestro del mezzo e una multa che oscilla tra gli 841 e i 3366 euro. Per poter riprendere il veicolo bisognerà stipulare una polizza assicurativa, pagare la sanzione, recarsi all’ufficio verbali, mostrare i documenti all’agente e solo allora si potrà rientrare in possesso del mezzo. In caso di tagliando che risulti falso, poi, si passa direttamente sul penale: starà al cittadino dimostrare se l’ha contraffatto lui o se è stato vittima di un raggiro.

 

Fin qui tutto normale. C’è una normativa che serve a tutelarci e va rispettata. “La legge è uguale per tutti”, è scritto a caratteri cubitali in tutti i tribunali italiani. Ed è giusto che chi non la rispetta venga punito. Ma non sempre le cose sono come appaiono. Abbiamo infatti scoperto che i cittadini appartenenti allo Spazio economico europeo che circolano sul territorio italiano con vetture a targa estera non sono soggetti ai controlli sull’assicurazione del veicolo.

Quando abbiamo chiesto conferma di questa notizia chiamando il centralino della Polizia Municipale e della Polizia Stradale la prima risposta della persona dall’altro lato della cornetta è stata: “Non è possibile, ma chi gliel’ha detto?”. Dopo aver fatto presente che la fonte della notizia era l’Uci si sono messi a cercare tra le circolari, ci hanno passato gli uffici competenti e ci hanno dato – purtroppo – ragione.

Per le auto immatricolate in Andorra, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca e Isole Faroer, Estonia, Finlandia, Francia e Principato di Monaco, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord (e le isole de la Manica, Gibilterra, l’Isola di Man), Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Romania, Spagna (Ceuta e Mililla), Svezia, Svizzera e Ungheria l’obbligo della copertura assicurativa di responsabilità civile verso terzi, per la durata della permanenza in Italia, si considera assolto. Pertanto non sono richiesti documenti, né sono previsti particolari controlli specifici relativi alla copertura assicurativa, come riporta il testo dell’articolo 5 del Decreto Ministeriale n.86 del 1° aprile 2008. E non è un pesce d’aprile…

In poche parole, un poliziotto o un vigile che ferma un’auto a targa austriaca, per esempio, non è autorizzato a verificare la validità del tagliando assicurativo di quel veicolo. Idem se in caso di incidente le forze di polizia intervengono sul posto. Quindi se il conducente austriaco non è in regola con l’assicurazione è comunque libero di tornarsene in Austria o di continuare a circolare sul territorio italiano a bordo della sua auto.

Ma come è possibile una disuguaglianza simile? “Tutta la materia della copertura assicurativa andrebbe rivista, ad esempio, con una banca dati, una sorta di Ania internazionale che mi permetta subito di verificare se la vettura straniera è assicurata o meno – spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps – se un italiano non è in regola scatta il sequestro e la multa. Se quello non in regola è uno straniero – di uno dei paesi sopra citati – non si può fare nulla. La polizia non ha l’autorità per controllare la copertura assicurativa. Ecco, forse, il vero punto debole. Ma il discorso si allarga anche alle carte di circolazione. Non c’è l’obbligo di traduzione dei documenti dei veicoli, quindi se fermo per esempio un cittadino che guida un veicolo greco, sulla carta di circolazione può esserci scritta qualunque cosa, il conducente può dare all’agente anche il certificato della prima comunione scritto in lingua greca… non è che tutti sono diplomati con il massimo dei voti al liceo classico. Lo spettro degli interventi necessari si allarga dalle assicurazioni a mille altri aspetti. Ci sono differenze enormi da paese a paese sulle norme del codice della strada. Abbiamo creato l’Europa con la moneta unica, ma nei fatti ognun per sé e Dio per tutti”.

Quindi una persona che sta in regola, mi passi il termine, è “fessa”. “Cosa vuole che le dica, la situazione è questa qui. La legge invoglia alcuni soggetti a comportarsi in un certo modo. Ci sono casi di vetture intestate a ditte operanti all’estero che vanno e vengono impunemente. Niente scocciatura assicurazione, niente scocciatura tassa di circolazione, niente scocciatura multe varie… C’è anche un aumento delle vetture portate dall’estero intestate a imprese di italiani”.

E qual è il sentimento degli agenti di polizia su questa faccenda? “Il sentimento che raccolgo come Asaps, da tutte le polizie della strada, è di reale perplessità. C’è uno spazio vuoto che si ripercuote su mille altre condizioni, non solo sulle assicurazioni. Uno straniero che viola il codice della strada e viene fermato deve pagare subito la contravvenzione. Ma se non lo fermo e non lo identifico non ho modo di farlo pagare cash. Le notifiche all’estero spesso finiscono nel nulla. Allora, invece di aumentare le multe agli italiani per far cassa (l’ultimo è del 5,9% a gennaio 2013), perché non creiamo una banca dati delle violazioni degli stranieri per costringerli a pagare le sanzioni sia che rimangano sul territorio, sia che escano dal paese e tornino con quel veicolo in Italia, anche dopo mesi?”. Le tecnologie per farlo ci sono. Basterebbe volerlo.

 

31 ottobre 2013© Riproduzione riservata

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