La mossa che anticipa e che spiazza, ma che soprattutto si traduce in un altolà contro chi vorrebbe ambire a farsi largo in modo minaccioso. Generali compra il 3% di Intesa Sanpaolo nel giorno in cui i rumors de La Stampa su un interesse di Ca’ de Sass sulla compagnia assicurativa si fanno sempre più fondati e blocca così la scalata al Leone, facendo scattare la regola del limite alle partecipazioni incrociate tra società quotate, fissato al 3 per cento. Una mossa difensiva dietro cui si riaccende una partita ancora più grande, che vede Generali fare da campo di battaglia di una nuova guerra tra Mediobanca e Intesa. Piazzetta Cuccia è l’azionista di maggioranza relativa di Generali e la decisione di sbarrare la strada a Intesa è passata quindi dal via libera di Alberto Nagel. Dopo la partita Rcs, che ha visto Intesa avere la meglio con l’appoggio dato alla scalata di Urbano Cairo, ora si apre ora un nuovo fronte. La partita tra Mediobanca e Intesa è a sua volta cartina di tornasole di interessi diversi, che guardano rispettivamente alla Francia e all’italianità del Leone, andando a rinvigorire quella contesa italo-francese già forte, come rende evidente la vicenda Mediaset-Vivendi. Intanto le mosse intorno al Leone hanno portato un beneficio al diretto interessato: il titolo Generali ha chiuso in forte rialzo a Piazza Affari con un +3,9 per cento.
Lo stop di Generali a Intesa: come funziona la regola delle partecipazioni incrociate
Il Leone ha acquisito i diritti di voto su 505 milioni di azioni di Intesa Sanpaolo, pari al 3,01 % del capitale sociale, tramite una operazione di prestito titoli. In questo modo scatta la regola delle partecipazioni incrociate, prevista nella cosiddetta legge Draghi del 1998. Intesa, ora, avrebbe due strade obbligate se dovesse decidere di superare il 3% dentro Generali. Se dovesse farlo, infatti, vedrebbe sterilizzati i diritti di voto sulla partecipazione che eccede questa quota, che dovrebbe essere dismessa entro un anno. In caso di mancata dismissione, la sterilizzazione si estenderebbe a tutta la quota detenuta in Generali. Altra possibilità: lanciare un’Opa su almeno il 60% del capitale di Generali. Mediobanca, che possiede attualmente il 13,04% e che è il primo azionista, tutela così il suo controllo sulla compagnia triestina. Una mossa, quella di Generali, che ha un famoso precedente, sempre giocato contro Intesa. L’allora amministratore delegato di Capitalia, Matteo Arpe, comprò il 2% della banca guidata da Bazoli e blocco così la possibile scalata di Intesa.
La guerra tra Intesa e Mediobanca rinvigorisce lo scontro Italia-Francia
Generali è il campo di battaglia di ambizioni e progetti che sono completamente differenti e che tirano in ballo altre vicende. A guidare Generali c’è un amministratore delegato francese, Philippe Donnet, che è uomo molto vicino a Vincent Bollorè, il patron di Vivendi che ha scalato Mediaset fino alla soglia dell’Opa. Bollorè è socio di Mediobanca, che a sua volta è l’azionista di maggioranza relativo della compagnia assicurativa. Ecco perché la visione dell’attuale management guarda a un Leone più transalpino, più disposto cioè, eventualmente, a sposare o a farsi controllare dalla francese Axa, di cui Donnet, tra l’altro, è stato manager. A rinforzare l’asse francese c’è il sostegno di UniCredit, il cui presidente, Jean Pierre Mustier, è anche lui francese. Sull’altro fronte, e a difesa dell’italianità di Generali, c’è Intesa. In questa contesa un ruolo importante lo giocheranno gli altri due soci importanti nell’azionariato del Leone, cioè il gruppo Caltagirone, che ha incrementato la propria quota portandola al 3,56%, e la Delfin, controllata dal patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio. Cartina di tornasole di questa contesa è lo scontro in atto sulla figura del direttore generale di Generali, Alberto Minali, che sarebbe contrario alla cessione di alcuni asset, a iniziare da Generali France. Il consiglio d’amministrazione che si terrà il 25 gennaio dovrebbe portare all’uscita di Minali, di fatto la prima ‘vittima’ dello scontro tra il fronte francese (Donnet-Bollorè-Mustier) e quello italiano.
L’interesse di Intesa per Generali: l’ipotesi Allianz e i dubbi degli analisti
I vertici di Intesa, a iniziare dal presidente Gian Maria Gros-Pietro, hanno scelto la linea del no comment, ma le stesse fonti spiegano che la volontà di non commentare non equivale affatto a una smentita. Tutt’altro. L’interesse, viene spiegato, è “forte” anche se per il momento prematuro ipotizzare un intervento concreto nell’immediato. Si starebbe ragionando intorno a due ipotesi: la prima, quella che in questo momento sembrerebbe più forte, vede una sorta di spacchettamento, in termini di mercati nazionali, tra Intesa e il colosso tedesco Allianz. Anche gli esperti di Mediobanca sottolineano che “il deal sarebbe molto complesso da un punto di vista regolamentare vista l’intensità di capitale di un conglomerato finanziario che esercita sia l’attività bancaria sia quella assicurativa”. Di più. Secondo gli stessi analisti di Mediobanca, la scalata rappresenterebbe una pessima notizia di Intesa che si aspettano “dividendi e visibilità”. Secondo Icbpi, “l’ipotesi Intesa Sanpaolo sembra piuttosto improbabile a causa della quota di mercato che il gruppo ha raggiunto nel business vita, che potrebbe sollevare problemi di antitrust”.
Perché Generali è un bottino ghiotto
Il Leone ha titoli di Stato per circa 70 miliardi e detiene in pancia 500 miliardi di asset. Capitalizza circa 21 miliardi di euro. Numeri che lo rendono appetibile a colossi come Allianz o Axa, che mirano ad espandere il loro mercato puntando anche sulla posizione forte che Generali ricopre nei mercati extraeuropei.