Ottavia Giustetti
TORINO
— Una pioggia di avvisi di garanzia preannuncia che si allarga ancora l’inchiesta della Procura di Torino su Fondiaria Sai, la compagnia assicurativa del gruppo Ligresti che sta tentando in questi mesi la fusione con Unipol. Quattordici gli indagati con le accuse di aggiotaggio, falso in bilancio e falso in prospetto. E, questa volta, al primo posto nel lungo elenco delle notifiche c’è quella per il capofamiglia Ligresti, Salvatore, che non era stato raggiunto dai precedenti avvisi di garanzia ma che ora viene coinvolto poiché all’epoca dei fatt
i contestati dai magistrati era presidente onorario del consiglio di amministrazione e azionista di riferimento. Oltre a lui le nuove accuse sono state indirizzate ai tre figli, Jonella, Giulia Maria e Paolo, e agli ex amministratori Fausto Marchionni, Emanuele Erbetta, Antonio Talarico e Vincenzo La Russa, fratello del politico Ignazio. Accusati invece solo di aggiotaggio i membri del comitato esecutivo di Milano Assicurazioni e, in virtù della normativa in tema di responsabilità amministrativa degli enti, la stessa società e la capogruppo Fondiaria Sai.
L’inchiesta torinese, partita ormai dieci mesi fa e coordinata dai magistrati Marco Gianoglio e Vittorio Nessi, non è la sola che tiene nel mirino la Fonsai di Ligresti. Anche a Milano, nell’ufficio del sostituto procuratore Luigi Orsi, è aperto un fascicolo sulla scalata al gruppo che vede il costruttore siciliano, i suoi figli e l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, accusati di ostacolo agli organi di vigilanza per il presunto patto occulto tra Mediobanca e la sua famiglia. A Torino, città che ospita il quartier generale di Fonsai, da mesi proseguono gli interrogatori dei testimoni, tra cui anche Alberto Nagel, e la Procura ha già ordinato alla Guardia di finanza del Nucleo tributario perquisizioni nelle sedi dell’azienda e nelle abitazioni degli amministratori. A ottobre i pm hanno disposto un passaggio dei finanzieri nella sede dell’Isvap (l’ex Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) a Roma, e in particolare nell’ufficio del presidente Giancarlo Giannini che è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso in falso in bilancio.
L’inchiesta ruota intorno alla presunta falsificazione del bilancio del 2010, nel quale, come ha accertato anche l’Isvap, sarebbe stata deliberatamente truccata la voce «riserva sinistri», sottostimata per circa 800 milioni al fine di nascondere un pesante passivo nei conti della società. In questo modo, secondo l’accusa, gli investitori sarebbero stati privati di informazioni determinanti per una corretta valutazione dei titoli azionari. Il bilancio 2010, sostengono i magistrati, è stato preso come base anche per la predisposizione del prospetto informativo dell’aumento di capitale di Fonsai del luglio 2011. Da qui l’accusa di aggiotaggio che i magistrati hanno dovuto notificare dopo che la Consob ha annunciato di aver avviato la procedura di responsabilità amministrativa nei confronti dell’azienda per le medesime motivazioni.
La notizia delle nuove accuse ai Ligresti non ha giovato all’andamento di Fonsai in Borsa che per il terzo giorno consecutivo ha registrato pesanti perdite. Ieri il titolo ha chiuso a Piazza Affari sfiorando una perdita del 5 per cento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA