DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — Passa la linea della Fondazione: Banca Carige delibera l’aumento di capitale da 800 milioni, ma questo verrà utilizzato solo per la parte eventualmente mancante dopo la vendita delle due compagnie di assicurazione, della quota nell’Autostrada dei Fiori e della sgr.
Ci sono stati fuochi d’artificio in assemblea. Nella sala del Minor Consiglio di palazzo Ducale il presidente di Banca Carige, Giuseppe Berneschi, è stato più volte interrotto dalle proteste dei soci:
il dividendo azzerato e l’aumento di capitale “consigliato” da Banca d’Italia, che vuole 800 milioni a patrimonio, hanno reso il clima pesante. Berneschi è arrivato a perdere la pazienza e ha dovuto alzare la voce. Ma dai soci sono piovute accuse anche sull’altro presidente, Flavio Repetto della Fondazione Carige, prima azionista con il 47%. Repetto ha evidenziato che «la fondazione ha immesso nella banca 690 milioni dall’inizio della crisi» e che ora «non è il tempo per fare un aumento di capitale: il titolo verrebbe massacrato». Una posizione, quest’ultima, sposata anche da Berneschi.
I conti — in perdita per 63 milioni a causa di Carige Danni (in rosso per 169 milioni), dopo che l’utile netto ordinario del gruppo aveva raggiunto i 195 milioni — saranno sanati entro l’anno: «vorremmo chiudere la cessione delle due compagnie prima dell’estate — spiega il direttore generale Ennio La Monica — in modo da presentarci a gennaio allineati alle normative di Basilea 3». Difficile fare previsioni: le manifestazioni di interesse più concrete vengono dall’estero: Axa, MunichRe, Allianz e Zurich. Le due compagnie in vendita sono iscritte nel consolidato con un valore di 400 milioni e in quello della Spa per 600. «Ma in Carige Danni — ha sottolineato Berneschi — ci sono 300 milioni di capitale fresco messi da noi. Sono convinto che la cessione delle due compagnie, a cui ci avviamo a malincuore, possa essere sufficiente per recuperare l’intera necessità di capitale». Il presidente ha anche accennato alla necessità di rivalutare la quota della banca nel capitale di Bankitalia, ma «ci vuole un governo che dichiari scaduto il decreto Tremonti 262 del 2005».
Stefano Righi RIPRODUZIONE RISERVATA