Ha imposto a Fonsai di uscire da Mediobanca.
Ha multato le Poste e la Pfizer Manda all’asta trasporti e rifiuti. Ma le indagini su banche e polizze sono ferme DI ALESSANDRA PUATO Il colpo di teatro di Giovanni Pitruzzella è stato mercoledì scorso, su Fonsai. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che l’avvocato siciliano vicino a Renato Schifani, ma trasversale nei rapporti politici, presiede da sei mesi, ha dato il via libera alla fusione con Unipol, imponendo però al gruppo assicurativo dei Ligresti l’uscita da Mediobanca, «che controlla Generali, principale concorrente». A sua volta, Mediobanca è stata invitata a «cedere tutte le partecipazioni azionarie nel gruppo Unipol e in Fonsai». Clamoroso stop agli intrecci della grande finanza, che ha portato ad agire anche Consob sui bilanci.
Il caso Tirrenia
Il giorno seguente l’Authority ha poi mosso un secondo passo, meno eclatante ma significativo, sulla cessione di Tirrenia alla Cin dei traghetti Moby e del fondo Clessidra di Claudio Sposito: se vorrà procedere, Tirrenia dovrà abbassare subito i prezzi, fino al 50%. È con queste due frecce all’arco che Pitruzzella terrà domani la sua prima Relazione annuale. Nel suo esordio pubblico, il neo-garante dovrà illustrare ciò che ha fatto e ciò che farà per favorire la concorrenza e i consumatori. Dissipando il dubbio che sulle banche e la tutela dei loro clienti si sia mosso poco, rispetto ai fuochi d’artificio della gestione precedente. Volontà e peso del carico Fonsai a parte, è un fatto che, con la crisi, l’incidenza delle Authority va sbiadendo, mentre le politiche di regolamentazione del mercato sono slittate in capo al governo. Dove il sottosegretario alla presidenza è proprio l’ex presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà. Di che cosa parlerà domani Pitruzzella? Con ogni probabilità, della necessità di rafforzare l’Europa, tema a lui caro. Dell’importanza dello scioglimento degli intrecci azionari, dopo il protocollo d’intesa con Banca d’Italia, Consob e Isvap sulle cariche incrociate: quel divieto all’interlocking che ha costretto, per esempio, Jonella Ligresti a lasciare il consiglio di Mediobanca. Ma soprattutto Pitruzzella dirà dei nuovi poteri e dei servizi pubblici locali, ed è questo il punto centrale. È l’argomento scottante delle utility, sul quale l’Authority può ora intervenire bloccando le assegnazioni senza gara, o impugnando le delibere regionali davanti al Tar, se in contrasto con la concorrenza. Entro agosto, ogni ente locale dovrà presentare all’Antitrust una delibera-quadro, chiarendo quali sono i servizi (in testa rifiuti e trasporti) che possono essere dati a gara in esclusiva, e quali possono invece essere aperti del tutto al mercato, cioè affidati a diversi soggetti. È l’introduzione della concorrenza locale, come vuole il decreto Liberalizzazioni. Questione calda, ora che i comuni devono uscire dalle utility per ridurre i debiti e il candidato all’acquisto è la potente Cassa depositi e prestiti del Tesoro (vedi altro articolo). Fra il primo gennaio 2011 e il 20 giugno 2012, l’Antitrust ha erogato sanzioni per 181,273 milioni: 162,136 milioni per violazione della concorrenza e 19,137 per pratiche scorrette. Dire che la gestione Pitruzzella non si è mossa sarebbe un errore. C’è stata la mega-multa di 39 milioni alle Poste per abuso di posizione dominante e quella di 10,6 milioni a Pfizer per lo stesso motivo. C’è stata l’uscita dall’impasse sulla vicenda Alitalia, con la compagnia di bandiera (che ha fatto ricorso al Tar) costretta ad aprire ai rivali sulla Linate-Fiumicino e, sempre su Alitalia, l’avvio dell’istruttoria sull’acquisizione di Wind Jet.
I depositi congelati
Ma in questi sei mesi le indagini conoscitive, utili per capire l’effetto delle politiche di prezzo per esempio di banche e assicurazioni sui consumatori, sono rimaste al palo. Sono congelate sia l’indagine sull’Rc Auto (è attesa la chiusura entro l’anno) sia quella cruciale sui costi dei conti correnti, annunciata con Catricalà quando ancora era attivo un Mister Prezzi e l’Antitrust s’imponeva sui giornali perché obbligava le banche a ridurre le commissioni o rispettare la surroga dei mutui. L’ultima indagine chiusa sul tema è del 2007, nel frattempo i costi per i clienti sono lievitati, soprattutto sui prestiti, e la commissione sul massimo scoperto, uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra. In piazza Verdi, il ritardo è attribuito al ristretto organico: sono solo in sei, tra funzionari e dirigenti, alla direzione credito, guidata oggi da Giuseppe Galasso e ieri da Giovanni Calabrò. Mentre il carico di lavoro, con le nuove competenze, è cresciuto in tutta l’Authority. Certo il caso Fonsai ha assorbito risorse, ed è chiaro che l’attività d’istruttoria sulle concentrazioni ha prevalso su quella d’indagine, in una gestione che Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, definisce «tendente alla prudenza». È però anche evidente che, con l’interventismo del governo Monti, sono minori i margini di movimento per l’Antistrust di Pitruzzella, il cui atto principale del semestre è stato proprio la segnalazione a governo e parlamento per fare partire la crescita economica. Quella «proposta tecnica» del 5 gennaio «dai servizi pubblici alle poste, dall’energia alle professioni», è diventata poi la base del decreto Cresci Italia ed è la stessa traccia che ha portato alla separazione di Snam dall’Eni. Lì dentro, di banche, l’Antitrust parlava, chiedendo la riduzione delle commissioni interbancarie, o il divieto di vendere polizze abbinate ai mutui. Dopo i Catricalà e i Tesauro, gli Amato e i Saja, l’Antitrust dell’ex Udc Pitruzzella appare un’Autorità con meno esposizione, semmai con un ruolo discreto da suggeritore. Se non altro, ha fatto dimenticare le polemiche dell’insediamento. E, comunque, resta la consolazione di Fonsai.
Fonte