L’algoritmo di un’assicurazione “valutava” l’affidabilità nella guida
Sconti sui premi assicurativi dei neo-patentati sulla base di una sbirciatina al loro profilo Facebook. Non è la trama di una puntata di Black Mirror, la serie tv che racconta in maniera spietata come la tecnologia ha invaso le nostre vite, ma una notizia vera che arriva dal Regno Unito. Protagonista la compagnia di assicurazione Admiral, una delle più grandi del Paese, che ha elaborato un’app per analizzare i post dei più giovani, tradurli in affidabilità alla guida e conseguente sconto sulle assicurazioni, fino a 350 sterline. Applicazione bloccata da Facebook perchè viola le linee guida della piattaforma.
FIRSTCARQUOTE L’algoritmo che Admiral aveva messo a punto – secondo il Guardian – aveva lo scopo di analizzare l’attività di un profilo e capire o meno l’affidabilità alla guida in base ad alcuni parametri stabiliti dalla società stessa. Ad esempio, un uso eccessivo di punti esclamativi sarebbe stato valutato negativamente, mentre messaggi brevi e con dettagli specifici sarebbe stato considerato un “plus”. Dall’analisi sarebbero state escluse le foto del profilo. L’applicazione “firstcarquote”, questo il nome, sarebbe stata la prima del suo genere. Doveva partire in settimana ed era prevista un’adesione su base volontaria. Ma è stata bloccata da Facebook perché in contrasto con le sue linee guida. I servizi terzi al social network, infatti, non possono usare i dati raccolti per «prendere decisioni sull’idoneità delle persone», come ha spiegato un portavoce della società di Zuckerberg.
DIRITTI DIGITALI L’operazione, che fa leva sul largo uso dei social media soprattutto tra i giovani, è apparsa discutibile sia dal punto di vista della privacy sia della valutazione psicologica degli utenti. Tanto che è intervenuta Open Rights Group, l’associazione che si batte per i diritti digitali. «Pratiche così intrusive potrebbero portare a scelte contro alcuni gruppi sulla base di pregiudizi legati a razza, genere, religione o sesso o perchè i loro post in qualche modo li contraddistinguono come non convenzionali – ha spiegato l’associazione anglosassone -. I giovani potrebbero sentirsi pressati ad adottare questo comportamento per motivi economici. Il diritto alla privacy non deve essere un privilegio solo di chi se lo può permettere».