A distanza di quasi un anno dalla prima pubblicazione di un breve articolo sui rimborsi IVA pretesi dalle aziende nostrane presso le Agenzie delle Entrate ed Equitalia, possiamo aggiornarci sullo status quo odierno.
Le esigenze sono sempre le stesse: il testo di polizza non è cambiato, le richieste sono leggermente aumentate (soprattutto quelle delle aziende in liquidazione o cessate – il che non fa che
confermare la pessima situazione delle Pmi italiane, che più che crescere falliscono o vengono liquidate); insieme la stretta finanziaria non è diminuita.
E’ cambiato qualcosa sul mercato? Qualcosa è comunque cambiato.
IL MERCATO
Dal punto di vista dell’offerta, i Confidi ormai non vengono più accettati in nessun caso; gli ultimi chiarimenti di Banca d’Italia hanno confermato ovunque (in qualche ufficio locale non era ancora chiaro fino ad un semestre fa) che tali garanzie possono essere erogate esclusivamente da banche o compagnie di assicurazione.
E, quindi, la gran parte di queste fideiussioni viene erogata dal sistema assicurativo, con buona pace dei castelletti bancari delle aziende, ormai fisiologicamente saturi. Le compagnie tradizionali hanno lievemente alzato i tassi, mentre quelle specializzate permettono di assicurare i clienti a tassi ancora competitivi (ca. 1,2% per garanzie standard). Si scende da questo riferimento di tasso per valori molto elevati (ma servono buone coobbligazioni), si sale per importi poco rilevanti o per aziende in liquidazione o cessate.
Aumentano anche i casi di società straniere che vantano richieste di rimborsi IVA sempre più frequentemente; in questi casi, per ottenere la garanzia assicurativa è necessario avere una società di riferimento in Italia, che normalmente si co-obbliga direttamente nell’operazione.
Alla fine dei conti, anche se non sempre facilmente, l’azienda ben posizionata riesce ad ottenere le garanzie sui rimborsi IVA a tassi concorrenziali rispetto al mercato bancario, e soprattutto senza intaccare il castelletto. Quando ci sono buone coobbligazioni/patronage, direi che il risultato è sempre garantito.
Per esperienza, il rischio viene respinto solo quando non ci sono coobbligazioni personali sufficienti. E forse, a quel punto, è stato meglio non garantirle. Perché mai, infatti, una compagnia dovrebbe garantire un’impresa senza coobbligazione personale del socio/casa madre? Forse l’imprenditore pensa di esser più furbo di una compagnia di assicurazioni? Comunque direi che questa relativa tranquillità sui rimborsi IVA deriva da una generalizzata assenza di sinistri. Dati certi dalle compagnie è vano attendersi, ma gli intermediari che operano sul mercato sono normalmente concordi sul concetto che sono rischi che difficilmente producono sinistri. E chi vuol esser lieto sia.