Dal primo luglio è andato in pensione l’attestato di rischio cartaceo nel nome della semplificazione e della lotta alle frodi che sono la causa del caro Rc auto. Che cosa cambierà?
Poco e sarà più difficile verificare se il documento riporta degli errori. Intanto la pigrizia continua a penalizzare gli assicurati
L’infinita telenovela del caro Rc auto si arricchisce di un nuovo capitolo tra gli interventi di riforma messi in campo negli ultimi tempi per riuscire ad abbassare le tariffe delle polizze più dispendiose in Europa. Come previsto dal pacchetto delle liberalizzazioni del governo Monti, dal primo luglio l’attestato di rischio ha abbandonato il formato cartaceo in favore del digitale. Si tratta del primo step di un progetto che, arrivato in Italia con anni di ritardo rispetto agli altri Paesi, va verso la completa dematerializzazione di tutti i documenti assicurativi e che sarà ultimato il prossimo 18 ottobre con l’introduzione del tagliando elettronico che sostituirà quello esposto sui parabrezza. Un’innovazione dal chiaro scopo: snellendo la burocrazia delle polizze, si semplifica la vita agli automobilisti e soprattutto si cerca di arginare il rischio di frodi.
I numeri, in proposito, sono impietosi: secondo l’Ania (l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici), in giro per l’Italia scorrazzano 3 milioni e mezzo di veicoli non assicurati. “Un pericolo – spiega Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer Italia – non solo per l’impossibilità di ricevere il rimborso in caso di incidente, ma perché più aumentano i furbetti del tagliandino e maggiore sarà il costo che viene scaricato sulle polizze di chi paga regolarmente l’Rc auto. I non assicurati – prosegue – incidono per un buon 10% sulla tariffa. Così se il costo medio per la polizza auto è di 740 euro, quello sociale scaricato sugli automobilisti onesti è di 74 euro all’anno”.
Il tagliando elettronico dovrebbe, quindi, non solo rappresentare un primo giro di vite per stanare le truffe, ma risolvere anche un altro fenomeno che incide sul caro prezzi: la pigrizia degli automobilisti che non decidono mai di cambiare assicurazione. Eppure da gennaio 2013 non è più valido neanche il tacito rinnovo della polizza che per anni aveva incastrato gli automobilisti con la stessa compagnia, perché si dimenticavano di inviare la disdetta 30 giorni prima della scadenza. Un’abolizione che, però, poco è servita visto che, secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ivass, lo scorso anno solo un assicurato su 6 ha cambiato compagnia. E chi lo ha fatto, ha spuntato una riduzione di prezzo di quasi il 22%.
Il primo passo per risparmiare passa, infatti, proprio per l’attestato di rischio che, oltre ad accertare il numero dei sinistri provocati dall’assicurato nell’ultimo quinquennio e le eventuali franchigie non rimborsate alla compagnia assicuratrice, indica anche la classe di merito di provenienza e quella assegnata dal contratto per l’anno successivo, secondo il principio della formula bonus-malus. Documento che, quindi, gli assicurati dovrebbe conoscere bene, verificandone la correttezza. Un’accortezza che ora si fa ancora più necessaria, visto che con l’attestatto di rischio digitale non solo l’automobilista non è più obbligato ad andare in agenzia per averlo, ma tutto il conteggio dei dati relativi alla classe bonus malus e ai sinistri causati negli ultimi anni viene comunicato direttamente dalla compagnia assicurativa all’Ania (l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici). Sembrerà quindi un paradosso ma, dal momento che la tecnologia dovrebbe aiutare i consumatori, il fatto di non ricevere più il formato cartaceo a casa renderà più difficile verificare se l’attestato riporti degli errori. Con una piccola beffa: anche se l’automobilista scoprisse che per sbaglio la compagnia assicurativa ha inserito, ad esempio, una classe di merito più alta, non è prevista nessuna sanzione.
Come riporta il regolamento Ivass (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni), la procedura con cui viene attivata la dematerializzazione prevede, infatti, che gli assicurati non riceveranno più l’attestato direttamente a domicilio 30 giorni prima della scadenza della polizza (quindi sono rientrati subito nella novità quanti hanno una polizza in scadenza a luglio), ma lo troveranno in formato digitale in un’area dedicata sul sito web della propria compagnia o potranno richiederlo consegna telematica aggiuntiva come per posta elettronica o tramite un’app per smartphone o tablet. Meglio anche ricordare che in caso di polizza stipulata presso un intermediario (agente o broker) è possibile richiedere la stampa dell’attestato di rischio senza l’applicazione di costi. Un secondo step, in futuro, prevederà poi il passaggio dall’attestato di rischio statico all’attestato di rischio dinamico generato in continuo dal sistema.
Questa rivoluzione servirà realmente a far risparmiare? “No, perché la sola banca dati telematica degli attestati di rischio non scalfisce lo strapotere delle compagnie assicurative”. Che presto potranno anche contare sul ddl Concorrenza che contiene l’introduzione della scatola nera e rivede le basi di calcolo (al ribasso) degli indennizzi agli automobilisti che restano invalidi in seguito a un incidente, garantendo alla compagnie milioni di euro di risparmi. E poco importa che anche l’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) abbia definito questo pacchetto “un regalo alle compagnie a scapito dei cittadini”.