P.R.A. addio. E’ questa la principale novità della riforma Madia sulla pubblica amministrazione (Ddl 3098) che vede l’estinzione del pubblico registro automobilistico e la sua sostituzione con l’archivio dei mobili
registrati (automobili, motocicli, ecc.) gestito dalla Motorizzazione. Inoltre, sarà sufficiente la sola carta di circolazione ad attestare la proprietà del mezzo.
Dunque, per veicoli e rimorchi ci dovrebbe essere un archivio unico (al netto di quelli tenuti dalle Regioni per il bollo auto, destinati a restare). Già oggi Pra e Motorizzazione operano congiuntamente nell’ambito dello Sportello telematico dell’automobilista e l’accorpamento delle funzioni potrebbe comportare un grosso risparmio di spesa pubblica su personale e immobili.
A cambiare è più che altro l’aspetto burocratico della tenuta della documentazione sui beni mobili registrati, ma non la loro qualità (o meglio “status giuridico”), che rimarrà la stessa: dunque, auto e moto saranno ugualmente soggette a ipoteca, al fermo di Equitalia (che si trasferiranno nel caso di passaggio di proprietà), alla dichiarazione di vendita nel caso di veicoli nuovi e all’atto di vendita per quelli invece usati (in questi ultimi due casi, resta anche necessaria l’autentica della firma, che può fare un notaio, qualsiasi altro dipendente pubblico come il personale della Motorizzazione o degli uffici comunali, e persino un privato come i responsabili delle agenzie di pratiche auto).
Con l’abolizione del P.R.A. sparirà anche il documento che tale ente rilasciava, ossia il certificato di proprietà. Già dalla fine del 2013 si parlava di un documento unico. Dal punto di vista pratico, però, cambia poco: la carta di circolazione (che di fatto sarà il documento unico e continuerà a dover essere tenuta a bordo) certificherà (sempre fino a prova contraria, come il certificato di proprietà) anche la proprietà del mezzo. Stesso discorso (come già accade accade dal 2006) per i ciclomotori, con la differenza che per questi ultimi non ci vuole l’autentica della firma del venditore.
Quanto all’Ipt (Imposta Provinciale di Trascrizione), che attualmente paghiamo sulle nuove immatricolazioni e sui passaggi di proprietà dell’usato, già l’anno scorso il Governo ne aveva promesso l’abolizione, progetto poi abbandonato per mancanza di copertura economica. L’imposta grava in misura differente a seconda del veicolo: si va dai 150 euro delle utilitarie a qualche centinaio per gli autocarri, fino a oltre mille per alcune supercar.