Oltre 170 polizze false, un ammanco di 100mila euro: in 5 rischiano il processo

polizza-rc-autoOltre 170 automobilisti raggirati. Ed andati in giro con il rischio che finissero nei guai per aver sottoscritto polizze assicurative false. Cioè, inesistenti perché non riconosciute dalle rispettive compagnia perché quegli oltre 170 automobilisti sono risultati morosi. Morosi perché i gestori delle agenzie locali si sarebbero intascati i loro soldi.
Poco più di 105 mila euro di premi non versati a quattro compagnie assicurative, l’importo totale quantificato. Associazione a delinquere, truffa ed appropriazione indebita sono le ipotesi di reato che valuterà il giudice Alcide Maritati nell’udienza del 6 marzo prossimo.
Sono contestate ad una intera famiglia di Lecce, cioè padre, madre e due figli: F.C., 70 anni; M.I., 69 anni; ed A.C ed S.C., 42 e 37 anni. Nonché ad una dipendente, I.M., 37 anni.
Imputati tutti nelle vesti di gestori di due diverse società di brokeraggio, per aver ideato – questa l’accusa scaturita dall’inchiesta del pubblico ministero Angela Rotondano e dei carabinieri della stazione di Lecce – una serie di escamotage per evitare che le compagnie assicurative contattassero direttamente i clienti per reclamare il mancato versamento degli importi delle rispettive polizze.
Il giudice Maritati dovrà valutare se siano fondate le accuse di aver falsificato o modificato le polizze ed i relativi documenti. Ed anche i contrassegni assicurativi da esporre sul parabrezza (i fatti sono contestati sino a maggio del 2013, quando c’era ancora l’obbligo di esporre il tagliando). E deciderà se mandare a processo gli imputati, se accogliere le richieste di proscioglimento o di riti alternativi dell’avvocato difensore Enrico Cimmino.
I fatti che saranno valutati si basano sugli accertamenti che dicono di preventivi assicurativi on line modificati nella dicitura di “preventivo” e fatti passare come contratto provvisorio. Ed ancora: tagliandi modificati nella data di scadenza, nei dati dell’assicurato, nella targa e negli importi, dietro l’assicurazione alla clientela della sua validità e che a breve avrebbero ricevuto quello definitivo. Altra falsificazione contestata: quella dei documenti necessaria stipulare la polizza, operando dei collage per ottenere i dati da inserire nel contratto. Infine i cinque imputati rispondono anche di aver adottato una serie di raggiri per evitare che nelle compagnie assicurative si accendesse un campanello di allarme e cessassero di inviare i documenti per continuare a stipulare le polizze: primo, avrebbero revocato i bonifici; secondo, avrebbero creato loro stessi gli account con gli indirizzi dei clienti in modo da poter ricevere i reclami e di solleciti di pagamento. In questo modo i clienti sarebbero restati ignari della truffa.
In caso viene contestato anche il versamento complessivo dell’importo di oltre 42 mila 300 euro ad una compagnia assicurativa, ma con assegni scoperti.
Infine viene contestata – con un’altra ipotesi di reato di truffa – il mancato versamento delle rispettive percentuali delle polizze all’erario ed al servizio sanitario nazionale.
L’inchiesta a breve al vaglio dell’ufficio del giudice per l’udienza preliminare traccia per la prima volta il quadro di una truffa in cui gli automobilisti risultano vittime. Nel passato invece – nella zona di Brindisi in particolare – sono state scoperte truffe con la partecipazione di chi stipula i contratti: per poche decine di euro ottenevano tagliandi falsi. Con un consistente risparmio del loro portafogli.
In questa inchiesta, invece, sono stati quantificati uno ad uno i versamenti dei rispettivi clienti. E ci sonio cifre ritenute compatibili con i prezzi di mercato. Ogni altra valutazione spetterà ora al giudice.

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