ROMA
— «Può capitare che scheda di dimissione e cartella clinica siano diverse, anche se quel 43% mi sembra molto alto». Vito Trojano è il presidente nazionale di Aogoi,
l’associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani.
Come è possibile che ci siano differenze nella documentazione dei pazienti?
«La scheda di dimissione ospedaliera contiene gli aspetti chirurgici del caso, i motivi per cui si è deciso di fare il cesareo, che possono non finire nella cartella clinica. Spesso ci si trova all’ultimo momento a decidere l’intervento e si scrive solo sulla scheda di dimissione».
Perché si fanno tanti cesarei in Italia?
«Pesa molto la medicina difensiva. Si cerca di rischiare il meno possibile per non trovarsi di fronte a contenziosi legali. È provato che un magistrato, a parità di condizioni, diagnosi e danno decide più facilmente di assolvere il ginecologo se è stato fatto il cesareo. Sempre per gli stessi motivi si fanno più analisi, più visite, più ecografie».
Ginecologi e ostetriche hanno deciso di scioperare il 12 febbraio anche per i troppi contenziosi legali in cui vengono chiamati in causa. Ieri avete incontrato il ministro, come è andata?
«È andata bene sotto il profilo della disponibilità del ministro, che ha detto di voler aprire un tavolo tecnico. Il fatto è che del problema si dovrà occupare il nuovo governo. E lo sciopero è confermato».
(m.b.)
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