Crescono le «disuguaglianze» nella Rc auto. Nel 2012 un automobilista virtuoso di Napoli (alla guida di un’auto di piccola cilindrata) ha pagato in media un premio di 1.237 euro con un
incremento del 9%, rispetto ai 400 euro versati dal suo collega, ugualmente virtuoso ma domiciliato a Trento, Bolzano o Aosta, per giunta lievitati (2,5%) meno del costo della vita. È una delle sperequazioni segnalate nel monitoraggio trimestrale della Rc auto effettuato dall’Ivass (il regulator assicurativo). E che trova una spiegazione anche nel fenomeno delle frodi assicurative, diffuse soprattutto al sud. Un’altra differenza di rilievo nell’andamento dei premi riguarda il sesso dell’automobilista. Nel 2012 una diciottenne assicurata con una vettura di media cilindrata si è vista incrementare la tariffa del 13,5% a fronte di una riduzione del 6,7% per un analogo profilo maschile. In questo caso, però, le frodi non c’entrano. È stato l’effetto, paradossale, di una sentenza della corte di giustizia Ue sulla parità di trattamento uomo-donna che ha avuto la conseguenza di annullare il meccanismo di mutualità assicurativa la quale, in precedenza, favoriva proprio il gentil sesso. Le tabelle dell’Ivass sono relative soltanto ad alcuni profili tariffari e non contengono un dato di sintesi sull’insieme dei premi pagati, cosicchè non è possibile capire l’andamento complessivo del mercato che, secondo le compagnie, sta registrando una diminuzione dei prezzi per effetto del ritorno all’utile del ramo e della conseguente maggiore competizione tra gli intermediari.
R.Sa.
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