L’indagine: “Un terzo degli ingegneri italiani senza assicurazione professionale”

Roma, 4 feb. (Labitalia) – Un terzo degli ingegneri liberi professionisti non ha un’assicurazione professionale, che “viene vista come uno dei tanti oneri eccessivi da sostenere, con scarsi ritorni in termini di utilità”.

E’ quanto emerge da un’indagine del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, che ha coinvolto gli iscritti all’Albo per comprendere meglio la posizione degli ingegneri italiani di fronte all’obbligo

dell’assicurazione professionale.

“Per quanto riguarda gli ingegneri -spiega una nota- l’obbligo riguarda oltre 100mila iscritti che esercitano la libera professione full-time o associata a un lavoro dipendente”. “Questo strumento certamente tutela da rischi legati all’attività lavorativa – avverte – ma, al tempo stesso, viene percepito come uno dei tanti oneri eccessivi da sostenere, con scarsi ritorni in termini di utilità. Tale percezione è particolarmente rilevante tra i professionisti più giovani, caratterizzati da livelli di fatturato piuttosto contenuti e sui quali sembrano gravare costi incomprimibili sempre più consistenti”.

“L’indagine del nostro Centro studi -dichiara Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri- dimostra come persista un diffuso atteggiamento di resistenza all’assicurazione. Gli ingegneri lamentano soprattutto gli alti costi delle polizze e l’obbligo alla loro sottoscrizione è percepito come l’ennesimo balzello che grava sui liberi professionisti, già alle prese con una situazione di mercato senza precedenti”.

“Preoccupa che circa un terzo degli interpellati -sottolinea ancora Zambrano- abbia dichiarato di essere privo di polizza. Sono elementi che il nostro Consiglio nazionale dovrà tenere in seria considerazione nell’ottica della promozione di una polizza di tipo collettivo, destinata specificatamente agli ingegneri iscritti all’Albo”.

Hanno partecipato all’indagine del Centro studi 7.242 ingegneri, interpellati nel corso del mese di luglio 2015. Tre le categorie coinvolte: ingegneri che svolgono la libera professione in via esclusiva; ingegneri dipendenti; ingegneri dipendenti che svolgono, al tempo stesso, anche la libera professione.

I risultati fanno emergere un quadro con diverse criticità. Intanto, come dice Zambrano, è molto elevata la percentuale di liberi professionisti che non è in regola con l’obbligo di stipulare una polizza Rc (circa un terzo). Inoltre, risulta molto basso il livello di conoscenza delle polizze e, comunque, l’interesse si concentra essenzialmente sul prezzo, elemento sul quale si concentra anche gran parte dell’insoddisfazione.

“Gli ingegneri liberi professionisti -dice Luigi Ronsivalle, presidente del Centro studi Cni- hanno un approccio problematico con l’assicurazione causata soprattutto da una scarsa propensione a conoscere e approfondire il contenuto e il meccanismo di funzionamento delle polizze e del loro costo, considerato mediamente elevato. Stentano a riconoscerne l’utilità e in molti casi appaiono quasi insofferenti all’obbligo imposto per legge. Probabilmente, si sentirebbero rassicurati se la scelta a monte delle migliori condizioni contrattuali fosse fatta da un loro fiduciario completamente disinteressato all’aspetto economico”.

“Una polizza collettiva contratta dal Cni -prosegue Ronsivalle- offrirebbe alcune importanti garanzie: le migliori condizioni base di una polizza ‘all risks’; un prezzo della polizza base decisamente inferiore rispetto a tutti quelli attualmente sul mercato; la scelta di un broker ai massimi livelli di affidabilità; garanzie sulla riassicurazione, a condizioni prestabilite e non eccessivamente onerose”.

“La polizza base, dunque, avrebbe -conclude Ronsivalle- lo scopo fondamentale di garantire una copertura di buon livello per tutti che, a un prezzo molto contenuto, consentirebbe di assolvere a un obbligo di legge anche a quei professionisti che, stando al rilevamento effettuato dal Centro studi, non sono attualmente in regola”

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