TORINO
Da polo nazionale del comparto assicurativo a territorio che perde centralità. Dalla riorganizzazione dei gruppi Unipol-Fonsai e Generali, il mondo delle assicurazioni torinese rischia di uscire con
le ossa rotte e con un solo marchio, Reale Mutua, ancora radicato in terra piemontese. Sono oltre 2.500 gli addetti direttamente o indirettamente coinvolti nei processi di riorganizzazione: 1.200 quelli di Fonsai, accanto ai 600 dell’indotto tra call center e servizi, più i 700 dipendenti diretti della Toro Assicurazioni in tutta la regione, uno dei marchi in discussione nel nuovo piano industriale di Generali, accanto ai 200-300 se si considerano informatici, consulenti e servizi vari.
Insomma, una rivoluzione che, a regime, cambierà radicalmente la geografia e gli equilibri, trasformando Torino da polo di riferimento a periferia di gruppi che hanno la testa altrove: tra Bologna e Milano per la nuova UnipolSai, tra Milano, Mogliano Veneto e Trieste nel caso della ex-Toro (ora AlleanzaToro per effetto della fusione di Toro con Alleanza del 2009).
Dai 42mila addetti degli anni Settanta in Piemonte, ripercorrono i sindacati, si è passati agli attuali 35mila. «Il rischio è che si registri un nuovo forte ridimensionamento su addetti, agenzie e imprese legate al mondo assicurativo» sottolinea Giacomo Sturniolo, segretario regionale di Fisac Cgil.
In casa Generali, il processo di riorganizzazione dei marchi e delle sedi è stato avviato. «La nostra preoccupazione – spiega Massimo D’Ambrosio, responsabile della Fna, Federazione Nazionale Assicuratori, del Gruppo Generali per Ex-Toro – è che la scomparsa di un marchio storico, con più di 175 anni di storia, possa minacciare la tenuta economica del polo assicurativo torinese e piemontese». Le rappresentanze sindacali hanno ottenuto, nero su bianco, di essere preventivamente informati su ogni decisione aziendale. Al contempo sono partiti otto tavoli-cantieri per esaminare le ricadute della riorganizzazione e per definire, entro luglio, la base per un possibile accordo.«La creazione di una company unica – aggiunge Sara Murlo, responsabile del gruppo Generali per Fisac Cgil – crea problemi nella rete commerciale e tra gli agenti, con una tendenza tra le agenzie che cominciano a superare il modello “monomandatari” per scegliere la possibilità di avere più rapporti commerciali». Fino a giugno 2014, come prevede l’accordo di gruppo sottoscritto l’anno scorso, «prima della tempesta» dice Murlo, i livelli occupazionali sono tutelati. La partita, dunque, potrà riaprirsi l’anno prossimo. «Il problema per Torino, che non è né Roma né Milano, resta, e il rischio è di diventare periferici pur essendo una realtà economicamente rilevante».
Nelle prossime settimane, invece, sarà avviata la trattativa per la ridefinizione degli organici e delle sedi Unipol Fonsai. Torino, che ha già perso il ruolo di sede direzionale e legale, avrà l’impatto più pesante, «sia per la rilevanza dei numeri rispetto alle altre sedi, che per impatto sulle professionalità» dicono i sindacati.
L’accordo sindacale sottoscritto un mese fa esclude procedure di licenziamento e di mobilità non volontaria e chiarisce i numeri della riorganizzazione: individuazione dei 1.090 addetti (sul totale di 15mila lavoratori) dei rami oggetto di dismissione, come richiesto dall’Antitrust, e l’esodo incentivato, grazie al ricorso al Fondo di solidarietà per il settore assicurativo, per 900 persone. La mobilità tra un sede e l’altra sarà comunque sostenuta da agevolazioni. «È prevedibile – spiega Sturniolo – che sia proprio il Piemonte l’area maggiormente coinvolta dalla riorganizzazione, che interessa oltre 8mila addetti del Gruppo». Il 23 aprile si aprirà il confronto sulle procedure sindacali.
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