La congiuntura per gli agenti assicurativi non è delle migliori. Calo di redditività, minaccia dell’home insurance, ora anche il mondo bancario e postale che accelera sui rami
Danni e protection. Agenzie che vivacchiano grazie al filone Rc Auto messe in forse dai comparatori e dall’inevitabile riassetto. «I dati parlano chiaro: il 90% della clientela
degli agenti spende meno di mille euro l’anno in agenzia – spiega Fabio Orsi, senior consultant di Innovation Team –. È un modello di business che non sta più in piedi e che necessita di un rinnovamento anche attraverso la multicanalità e una riorganizzazione radicale delle agenzie». Del resto, la minaccia degli altri canali si sente da tempo. Il dato ormai non fa più notizia: circa l’80% della produzione assicurativa Vita in Italia è realizzata dagli sportelli postali e bancari. Anche i promotori finanziari vantano una quota di mercato superiore a quella degli agenti.
Ora la minaccia incombe anche sugli altri Rami? Le polizze che più si prestano allo sviluppo sono quelle previdenziali: non a caso Intesa Vita in questi giorni sta realizzando una campagna pubblicitaria tv con Claudio Bisio; ma anche la casa: del resto i mutui si stipulano in banca. Ma ci sono anche casi di successo in campi veramente ostici per gli stessi agenti. «Axa Mps, partita nel 2010 con una polizza long term care, proposta come soluzione stand alone, oggi vanta 35mila clienti con una quota di mercato sul canale bancario in questo Ramo pari a oltre il 70% – spiega Michele Spagnuolo, vicedirettore Generale Axa Mps e direttore Vita e Previdenza.
Serve però una premessa. I dipendenti bancari possono proporre prodotti assicurativi «fuori sede» solo se sono iscritti alla lettera E del Rui, il Registro unico degli intermediari, istituito con il Codice delle assicurazioni e il successivo regolamento Isvap. Ciò significa che devono avere frequentato le 60 ore formative totali (sia in aula che a distanza) e aver passato il test finale, con l’obbligo di partecipare ad almeno 30 ore di aggiornamento formativo l’anno. Il personale che opera in sede nella consulenza assicurativa, pur non essendo obbligato all’iscrizione al Rui (essendo iscritta già la banca, alla lettera D), deve comunque avere i requisiti di professionalità, quindi aggiornarsi 30 ore l’anno. In questo scenario, apparentemente favorevole alle banche, va ricordato che agenti e broker potrebbero riscattarsi e ritornare a varcare la soglia della banca, come facevano prima che l’Isvap (oggi Ivass) lo proibisse con il regolamento attuativo del Codice delle assicurazioni. Potrebbero intessere insomma collaborazioni soprattutto con banche locali più bisognose di supporto specializzato. Lo prevede ora il decreto liberalizzazioni che consente la libertà di collaborare tra gli intermediari iscritti al Rui.
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