Assicurare una moto in Italia costa il 46% in più che nella media di altri tre paesi europei: Francia, Regno Unito e Spagna. Lo denuncia uno studio commissionato dalle compagnie, che indica le cause e lancia una serie di proposte. Si aprirà un dialogo? L’ANIA, l’Associazione Nazionale delle Imprese d’Assicurazione, è arrabbiata con il Governo, reo di aver messo a punto il decreto di fine dicembre senza ascoltare il loro parere tecnico.
Un fatto che, se le Camere non interverranno cancellando alcune norme giudicate “inaccettabili”, potrebbe portare a un nuovo ricorso alla giustizia europea. Ma le compagnie sono anche stufe di essere accusate -ingiustamente secondo loro- di lucrare troppo sulle polizze auto e moto.
I prezzi medi della RCAuto e Moto nei cinque paesi esaminati I prezzi medi della RCAuto e Moto nei cinque paesi esaminati
Parte con questo input la conferenza stampa convocata a Roma per fare il punto sulla RCAuto e Moto e, soprattutto, per presentare uno studio di confronto sulla RCAuto in Europa, affidato alla ben nota Boston Consulting Group.
Cinque i paesi analizzati (Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito), per mettere insieme una lunga serie di dati e “ristabilire l’oggettività dei fatti”, come ha detto Alessandro Santoliquido, il presidente della Commissione Auto dell’ANIA, aprendo i lavori.
Un sistema avvelenato
Partiamo dal confronto delle tariffe. Il dato, aggregato fra auto e moto, dice che la tariffa media della RC in Italia è pari a 491 euro, mentre negli altri quattro paesi si attesta sui 278: 213 euro in più, vale a dire un differenziale del 45%.
Vi chiedete cosa generi questa differenza? 126 euro (il 60%) sono il superiore costo dei sinistri, 52 le maggiori tasse (24%), 23 i costi di distribuzione e marketing delle polizze, 6 i costi amministrativi e altri 6 sono nascosti nel margine che le compagnie applicano. Il totale fa 213 euro.
La domanda a questo punto diviene: cos’è che fa crescere tanto i nostri costi? Proviamo a sintetizzare. In Italia il 45% dei risarcimenti passa attraverso un’azione legale, contro il 15% medio degli altri paesi. Avvocati e periti costano. Anche la morte di una persona da noi viene pagata 4 volte di più che da altre parti (649.000 contro 138.000 euro). E ci sono molti danni morali pagati, secondo una consuetudine stabilita dai tribunali.
Ancora, parlando di negatività del sistema italiano: da noi il tasso di mortalità è pari a 6,2 morti/milione di km percorsi, contro i 4,4 degli altri paesi. L’uso del cellulare alla guida è 5 volte più diffuso, e le cinture di sicurezza posteriori sono allacciate solo nel 10% dei casi, contro una media degli altri paesi pari al 90%.
In Italia abbiamo anche molti motocicli in più rispetto a tutti gli altri paesi, e i numeri dei dueruotisti testimoniano il doppio degli incidenti e 10 volte più morti che le auto, a parità di chilometraggio. Poco conta in questa sede rilevare che in oltre il 60% dei casi siamo vittime degli altri guidatori: nel conto economico i costi dei nostri incidenti ci finiscono comunque.
Ancora le frodi, che da noi sono il doppio che da altre parti, i veicoli non assicurati, che sono il triplo. Insomma, il nostro sistema di mobilità privata dal punto di vista assicurativo fa acqua da tutte le parti.
Come si può intervenire su tutto questo? La cosa più importante ribadita dagli assicuratori è che oggi servono interventi in più settori. Abbiamo sicuramente bisogno di un passaggio legislativo; ma sono necessarie anche campagne d’informazione e controlli sulle strade. Oltre alle compagnie stesse, che debbono migliorare l’efficienza delle loro strutture. Serve insomma un’azione di sistema, che si può mettere in campo solo facendo dialogare tutte le parti coinvolte e impostando una strategia coordinata.
Serve dialogo. Il primo punto su cui intervenire è sicuramente il danno alle persone. Da 7 anni l’Italia attende le tabelle nazionali sui risarcimenti delle invalidità gravi. Ma bisogna anche rivedere alcune storture, per impedire -l’esempio è stato citato dal presidente Aldo Minucci- che un lontano parente che vive all’estero riscuota l’indennizzo per la morte di una persona che magari neanche conosceva. In questo modo si potrebbero risparmiare 60-65 euro di premio.
Poi la lotta alle frodi, che potrebbe valere altri 40-45 euro. Il rischio stradale, quindi comportamenti più prudenti dei guidatori, ma anche maggiore manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture: 25-30 euro. Infine una politica più oculata di quantificazione dei risarcimenti del danno a cose, a cominciare dalla riparazione presso strutture convenzionate: altri 15-20 euro.
Il totale di questi interventi, che in conferenza sono stati descritti in dettaglio, potrebbe far risparmiare circa 150 euro, il 30% del premio medio, che potrebbe così scendere a quota 350 euro.
Per raggiungere gli altri bisognerebbe togliere ancora 70 euro, ma bisogna considerare che 21 euro sono generati direttamente dalle maggiori tasse: da noi le polizze sono gravate infatti al 24%, contro il 17 degli altri.
Il dibattito a questo punto è aperto. Sicuramente le altre parti in causa potranno avere opinioni differenti. Così come anche noi, nel nostro piccolo, più volte abbiamo indicato nel sistema di risarcimento dei sinistri fra compagnie un punto debole che fa crescere enormemente i costi; soprattutto per noi motociclisti.
Torneremo presto sull’argomento.