Generali, short list a sei per le attività negli Usa

MILANO

Sei gruppi al rush finale per le attività americane di Generali nel settore della riassicurazione. Sarebbero in corso di svolgimento in queste settimane le analisi di due

diligence dei potenziali compratori di Generali Usa Life Reassurance, per la cessione della quale è in atto un’asta competitiva organizzata dall’advisor Citigroup.

Dei dodici pretendenti che avrebbero manifestato interesse infatti sei sarebbero stati ammessi alla due diligence contabile in vista delle offerte vincolanti previste fra circa un mese. I potenziali acquirenti, secondo i rumors di mercato, sarebbero sia americani sia europei. Tutti opererebbero nel settore della riassicurazione. Tra i nomi che circolano ci sarebbero, secondo le indiscrezioni raccolte tra gli addetti ai lavori, le europee Munich Re, Swiss Re e Hannover Re, oltre alle americane Berkshire Hathaway, la holding controllata dal magnate Warren Buffett che ha già una presenza importante nel settore assicurativo, la compagnia delle Bermuda Ace Group più un altro gruppo statunitense del settore. Il valore di questo asset si dovrebbe aggirare tra gli 800 milioni e il miliardo di dollari.

Generali Life Re è una storia di buon successo del Leone. La società attiva nel settore riassicurativo è stata comprata negli anni novanta ed è stata l’unica testa di ponte del gruppo italiano negli Stati Uniti: tanto che Generali, secondo gli ultimi dati disponibili, ha conquistato il secondo posto nella classifica americana della riassicurazione vita con un flusso di premi annuo di circa 800 milioni di dollari.

Sul fronte del processo di dismissione della Banca della Svizzera Italiana (Bsi), attiva nel private banking, c’è invece soltanto da registrare la presenza nella lista dei possibili pretendenti anche di una banca asiatica: cioè Icbc, Industrial and Commercial Bank of China, il maggior gruppo bancario cinese. Tra gli altri pretedenti ci sarebbero il gruppo brasiliano Bank Safra, che in Svizzera ha già rilevato Bank Sarasin, e una cordata costituita dal fondo di private equity statunitense Apax. Il processo sulla Bsi di Lugano sta procedendo di pari passo con quello statunitense, con l’inizio delle due diligence in vista della scadenza delle offerte vincolanti. Il prezzo stimato di Bsi sarebbe attorno ai 2 miliardi di dollari.

Di sicuro, nel giro di un mese si potrebbero avere più informazioni su entrambi i fronti. L’amministratore delegato del gruppo triestino, Mario Greco, ha spiegato che dalla cessione dei due asset si aspetta una buona parte dell’incasso, circa 4 miliardi in tutto, che la compagnia punta a raggiungere con il piano di vendita presentato alla comunità finanziaria. Tuttavia le dismissioni verranno effettuate, secondo quanto spiegato dallo stesso Leone di Trieste, solo al prezzo ritenuto congruo, quindi senza alcuna svendita.

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