Sono passati dal dire al fare gli agenti del gruppo Toro che nei giorni scorsi hanno espresso le loro perplessità sul piano di riorganizzazione annunciato lo scorso 14
gennaio a Londra dal Ceo di Generali Mario Greco. È stata già costituita la Gaat Service Srl, società a capitale diffuso che a breve sarà operativa. Contestualmente è stata definita da Gaat (gruppo degli agenti Toro) una squadra di tecnici e consulenti di standing internazionale che sta lavorando per sostenere gli intermediari della rete storica nelle scelte di autonomia nei confronti del gruppo Generali. La Gaat Service Srl ha già predisposto tutti i contratti di collaborazione per gli agenti e ha individuato il responsabile dell’attività assicurativa che sarà Roberto Favaron (ex top manager Toro Assicurazioni). Insomma la minaccia di fuga utilizzando le nuove regole europee che consentono di operare con più mandati, o di collaborare con più intermediari si sta concretizzando. Il Gaat Toro conta su 400 agenti e oltre 2mila persone tra subagenti, produttori e collaboratori di agenzia, con un portafoglio di 770 miloni di euro e 800 mila clienti.
Come già riportato in queste pagine, nei progetti del gruppo c’è il completo riassetto, affidato a Raffaele Agrusti, country manager per l’Italia di Generali, dei brand attuali (Generali, Ina, Assitalia, Alleanza, Genertel, Genertel Life, Augusta, Lloyd Italiaco e Toro) che prevede la sopravvivenza di soli tre marchi (Generali, Genertel e Allenza). Un progetto che non va giù neppure ad altri operatori coinvolti. La riorganizzazione nonostante i 300 milioni di euro programmati da Generali per i prossimi tre anni per consolidare la leadership nel mercato interno, non piace neppure alle altre reti agenziali che nei desiderata del management si dovrebbero fondere. Si sta infatti registrando un effetto domino e dopo Toro anche gli agenti Lloyd Italico dichiarano di voler fare «scelte di autonomia, libertà e difesa della propria identità», come recita un comunicato stampa del gruppo aziendale del Gaag Lloyd Italico.
Il gruppo agenti, riunitosi in congresso a inizio marzo, ha infatti dato un appoggio unanime alla giunta e al presidente del gruppo Antonio Canu affidando loro un mandato preciso: «Chiedere formalmente gli atti dell’operazione che prevede la fusione delle compagnie e dei brand del gruppo Generali; difendere l’identità, la storia e i valori degli agenti iscritti al gruppo Lloyd Italico; costituire e rendere operativa, sottoscrivendo mandati assicurativi con più compagnie, una propria autonoma società di intermediazione assicurativa al servizio degli agenti Lloyd Italico», conclude il comunicato. Insomma l’idea di Toro potrebbe avere emulatori. «La preoccupazione non è legata solo alla scomparsa del brand Lloyd Italico (96 anni di storia, 183 agenzie, 220 agenti e 400 milioni di raccolta) – ha dichiarato Canu – ma ai rischi che l’integrazione potrebbe generare sia sul mantenimento del numero e della distribuzione territoriale delle agenzie Lloyd Italico, attualmente presenti in tutte le regioni d’Italia, sia sulle modifiche delle politiche commerciali e di prodotto che potrebbero essere imposte dalla capogruppo». Altri agenti come quelli di Anagina, appaiono comunque meno preoccupati dopo gli incontri di Mogliano.
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