Il costo di riparazione non supera di tanto il valore dell’auto? Al danneggiato va risarcita per intero la fattura del carrozziere

c700x420Incidente: costo di riparazione dell’auto, risarcimenti
Interessante sentenza del Giudice di Pace di Padova su una causa intentata da un padovano assistito da Studio 3A, coinvolto in un incidente provocato da un drogato.

Se il costo della riparazione non supera troppo il valore commerciale della vettura danneggiata in un incidente, il proprietario ha comunque diritto al risarcimento in forma specifica, ossia al pagamento per intero della fattura dell’autoriparatore. A riaffermare e fissare il principio, che potrebbe “fare scuola” in molti casi simili, il Giudice di Pace di Padova, Valeria Raudino, con una sentenza del 14 novembre relativa a una causa intentata da un 27enne di Campodarsego, nel Padovano, per il tramite del servizio legale di Studio 3A, a cui il giovane si era rivolto per essere assistito dopo un pauroso sinistro.

Il 20 dicembre 2014 M.P. sta procedendo con la sua Fiat Grande Punto sulla strada regionale 308 da Cadoneghe verso Camposampiero, con un amico a bordo, quando, in prossimità dell’uscita per Borgoricco, si ritrova coinvolto in una rocambolesca carambola provocata da D.R., 23 anni, di Trebaseleghe, che poi è risultato guidare sotto l’effetto sia di alcool (il tasso alcolemico era superiore ai limiti consentiti) sia di sostanze stupefacenti. Il 23enne, con la sua Alfa 147, sta percorrendo la regionale a folle velocità mettendo in atto continue e azzardate manovre di sorpasso, finché ci scappa un primo frontale con un Fiat Scudo e, a causa dell’urto e della perdita di controllo dell’Alfa, un secondo scontro con un’Audi A6: il giovane campodarseghese, che sopraggiunge regolarmente sulla sua corsia di marcia, per evitare i tre mezzi che carambolano come impazziti, non può che frenare bruscamente e buttarsi sulla destra, finendo nel fossato. Per fortuna il 27enne e il suo passeggero non riportano particolari ferite, ma la sua Grande Punto subisce pesanti danni, per un preventivo di riparazione da parte del carrozziere di 3.816 euro più Iva.

M.P., attraverso la consulente Elisa Sette, si è quindi rivolto a Studio 3A per essere equamente risarcito. Ma la compagnia di assicurazione della controparte ha eretto un muro. Prima ha avuto l’ardire di addebitare la fuoriuscita di strada al 27enne, nonostante il rapporto della polizia locale del Camposampierese, intervenuta per i rilievi, avesse accertato l’esclusiva responsabilità del sinistro in capo al conducente dell’Alfa e avesse anche appurato l’inevitabilità della disperata manovra del conducente della Grande Punto per evitare l’impatto. In secondo luogo, ha formulato un’offerta di soli 1.600 euro, ritenendo anti-economica la spesa sostenuta per la riparazione del veicolo.

Il giudice Raudino, in particolare, rileva come la richiesta di risarcimento per complessivi 3.816 euro (divenuti con emissione di fattura e Iva 4.850) “veniva sostanzialmente confermata dal Ctu che individuava il valore dell’auto ante-sinistro in 3.600 euro, a cui andavano aggiunti i 200 euro per il soccorso e il recupero della vettura“. “E’ chiaro – conclude il giudice – che la differenza di circa 200 euro tra le due valutazioni giustifica il risarcimento in forma specifica, poiché la spesa necessaria per il ripristino non eccede notevolmente il valore economico del bene e non risulta eccessivamente onerosa per il debitore: il principio dell’eccessiva onerosità si può tradurre nella negabilità del risarcimento in forma specifica dai danni (solo) qualora l’ammontare del costo delle riparazioni superi notevolmente il valore del mercato dell’auto“.

Si tratta della riaffermazione di un principio basilare, già stabilito dalla Cassazione con sentenza del 2013: spesso su questa questione s’innestano contenzioni che si trascinano anni e anche per poche centinaia di euro si è costretti ad andare per le vie legali a causa del solito sistema delle compagnie di voler risparmiare anche sul centesimo e di scoraggiare i clienti con lo spauracchio dell’azione legale – spiega il presidente di Studio 3A, Ermes Trovò – Con l’annoso problema del valore commerciale, molte persone si ritrovano a dover buttare via auto che prima dell’incidente funzionavano bene, pur essendo magari vecchie, e che non avevano l’intenzione o la possibilità di cambiare, e a doverne acquistare una nuova che costa parecchie volte di più del risarcimento riconosciuto. E’ giusto uno sforzo in più da parte delle compagnie per consentire, laddove non sia proprio economicamente improponibile, di riparare i veicoli senza doverci rimettere“.

Il giudice di pace, dunque, comprendendo anche 200 euro per il fermo tecnico della vettura e le 200 per il soccorso e il recupero, ha riconosciuto al 27enne di Campodarsego un risarcimento di complessivi 5.250 euro, che quindi copriranno tutte le spese di riparazione già sostenute, ed ha condannato la compagnia assicurativa a rifondere anche gli interessi e a pagare tutte le spese di lite e di causa.

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