VITTORIA PULEDDA
MILANO
— Formalmente, ieri è stata la volta di Intesa e il due aprile sarà il termine ultimo per le liste Generali (con pubblicazione entro il 6 da parte della compagnia).
Ma in entrambi i casi ormai i giochi sono fatti; non solo per la banca, che continuerà ad essere guidata da Giovanni Bazoli come consiglio di sorveglianza, ma anche per il Leone di Trieste, dove il consiglio di amministrazione, accogliendo le indicazioni del cda uscente, sarà formato da 11 membri invece dei 19 della precedente formazione. Scontate le conferme, nel “listone” dei grandi soci, da Mario Greco a Gabriele Galateri (a Paolo Scaroni), mentre in omaggio alle quote rosa entrano Ornella Barra, Alberta Figari e Sabina Pucci; anche il rappresentante delle minoranze (lista Assogestioni) vedrà la conferma di Paola Sapienza.
E già il capitolo Trieste, per Assogestioni, non segna un successo: prima esprimeva tre consiglieri di minoranza, ora per Statuto è scesa ad uno solo (ma già se i consiglieri fossero stati 12 la minoranza avrebbe avuto diritto a due membri). Insomma, l’associazione di categoria ha subìto, senza battere un colpo, un bel dimagrimento. Ben più scottante è l’episodio legato alle liste di minoranza Intesa. Lì, contando i pesi azionari, si poteva puntare anche a quattro-cinque candidati. E infatti la lista di professionisti elaborata da Egon Zehner prevedeva cinque nomi: due conferme (Casiraghi e Mangiagalli) due novità (Laura Cioli e Claudia Mosca) e il nome della discordia, il professore della Cattolica Vincenzo Cariello, peraltro anche avvocato e socio dello studio Chiomenti. Sul nome, come ormai è noto, si è consumato il braccio di ferro con Guido Giubergia (che si è dimesso dalla presidenza del Comitato governance Assogestioni) dopo i mugugni, poi aperta opposizione, dei fondi Eurizon (che peraltro non potevano votare – e non l’hanno fatto – per la lista che riguarda la banca sua azionista). Lungo la strada hanno avuto man forte da parte dei fondi Pioneer (Unicredit) e Mediolanum. Sembra che qualcuno sia arrivato a minacciare il ritiro delle azioni, per ridurre solo a due i consiglieri di minoranza. Ma a fronte di possibili azioni anche legali – perché così il risparmio gestito auto-limitava i propri diritti – è stata varata la lista. Senza Giubergia e soprattutto senza Cariello. Formalmente, in potenziale conflitto in quanto il suo studio lavora per Intesa (ma lui non ha avuto incarichi negli ultimi cinque anni). In realtà i rumors dicono che il professionista si sia attirato antipatie in occasione di un parere pro veritate a Mediobanca, sull’indipendenza del presidente del Patto di sindacato Angelo Casò (che ha comportato la riscrittura parziale dello Statuto). Sulla vicenda si è accesa l’attenzione di Consob: Giubergia è stato chiamato da alti dirigenti dell’Organo di vigilanza; la prossima settimana è possibile che tocchi ai manager delle sgr coinvolte.
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